Questo è un anno davvero molto strano. Anno bisesto, anno senza sesto, si dice, no? Eppure io dovrei esserci abituata, sono nata di anno bisestile quindi dovrei sentimi a mio agio nelle inconsuetudini. Eppure tutta questa inverosimile situazione è troppa anche per me.
Questa Pasqua ci ha caricati di tanto tempo. È come vivere un vuoto temporale dove ogni riferimento è momentaneamente sospeso. Una moviola che rallenta ogni gesto permettendoci di guardare e vedere finalmente quei particolari che vengono inghiottiti dalla fuga di una quotidianità sbagliata. Con questo virus la natura ci ha tolti dal “solito” e ci ha costretti a guardarla.
Alla fine chi può davvero dire di essersi annoiato in questo periodo di fermo forzato? Forse i poveri di spirito, gli aridi di cuore. Ma chi un’anima ce l’ha ha potuto guardare il mondo con una nuova e consapevole lucidità. Sapevate che gli uccellini cominciano a cinguettare quando ancora fa buio? E che i prati di primo mattino esalano profumi buonissimi? Io non me lo ricordavo più. Non mi ricordavo più la sensazione che si prova nello stare dentro i momenti.
Quando si vive proiettati nel momento successivo si sopprimono i sensi. Se il corpo è sempre un passo indietro rispetto alla mente come si fa ad ascoltare, assaporare, godere di quel che siamo quando lo siamo? Carpe diem è solo una bella locuzione che spesso evochiamo, ma che poco pratichiamo.
Monica
La vedo nel boschetto dietro casa mia. 😀
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