Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere

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Leggo il commento di Bianca Stanco  sull’intervista rilasciata a Il Giornale, dal critico letterario Alfonso Berardinelli e trovo un continuo ritorno di giudizi lapidari del tipo:

“…impossibilità dell’esistenza di classici contemporanei”.
della letteratura è rimasto soltanto il nome. È l’ora dei velleitari, specie in poesia”.
“… la critica ha perso il ruolo trainante e militante”.
“… svuotamento intellettuale nel panorama editoriale contemporaneo, un declassamento della poesia e della narrativa …”.
“Narrativa e poesia si sono così dilatate da essere entità senza forma né confini”.
“È un caso disperato. … il 90 % della poesia che si pubblica non è né brutta né bella. È nulla. Nessuno potrebbe leggerla”.
La poesia “è diventata il genere letterario di chi non sa scrivere”…“i poeti mediamente non hanno idea di cosa sia un verso”.

Da brivido!, ma è davvero così?

No, non può essere così.

Con tutto il rispetto che sempre nutro per chi ha militato per anni nell’ambiente letterario e culturale che certamente ha molto da insegnare, soprattutto a me, ciò nonostante mi sento di dissentire. In questo nostro millennio la letteratura sta sicuramente soffrendo di ipossia dovuta al sovraffollamento, ma siamo sicuri che sia davvero un male?, non è invece uno stimolo alla ricerca, alla critica e alla curiosità?
Sento dire:
“Se l’editoria si rifiutasse di pubblicare almeno i due terzi di quello che pubblica, si riuscirebbe a fare un po’ di chiarezza”.
La campana stona un po’.
Si dà troppa importanza alle case editrici, in fondo sono “enti commerciali” che vivono e proliferano sull’attivo di bilancio. Non è sano conferire il potere di indottrinarci a chi ha troppi interessi da soddisfare. L’obiettività non è una virtù che appartiene al business. Un tempo si diceva: “Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere”, e oggi si vorrebbe che il contadino ci dicesse ciò che è buono? Ciò che piace lo decide il lettore non il venditore perché se così non fosse allora avrebbe ragione Sgarbi quando ci chiama capre. Siamo un popolo istruito, distratto forse, un po’ pigro, ma il popolo dei lettori è un popolo istruito e i mezzi di informazione non mancano.
Leggo sull’articolo di Bianca Stanco:
Il lettore medio non ha più le facoltà per scegliere e comprendere di cosa parla un libro.”
Rabbrividisco e m’indigno.
Io sono una lettrice media e non permetto a nessuno di dirmi che non ho la FACOLTA’ di scegliere e comprendere di cosa parla un libro. Un urlo mi squarcia dentro e mi sento ferita da questa affermazione.
È vero che l’enormità della produzione di libri (vado cauta e non definisco tutta la produzione in circolazione chiamandola: romanzo e neanche opera) può metterci in mano delle vere ciofeche e ciò può deluderci, può indignarci perché ci sentiamo frodati: pensavamo di poterci concedere un momento di bella lettura invece no; ma ciò succederà qualche volta, non sempre; certe lezioni si imparano e aiutano a raffinare le scelte; se si dovesse ripetere potrebbe essere solo per un difetto di distrazione. Ci stiamo abituando un po’ tutti a leggere gli incipit che spesso sono disponibili anche sulle biblioteche on line; abituiamoci a essere propositivi, costruttivi e critici. Abituiamoci ad ascoltare il consiglio di amici, il passaparola rimane sempre il miglior modo per scegliere con il minimo rischio.
Ancora: “da solo il lettore non capisce che sapore ha un libro”. Un’affermazione di questo tipo denota un orribile disprezzo verso i lettori considerati al pari di humus, frutto della degradazione e rielaborazione degli interessi commerciali delle multinazionali dell’editoria e buono solo come fertilizzante per far fiorire talenti senza talento e casi letterari senza caso.

Per quanto riguarda poi l’affermazione che: “I narratori hanno un solo obiettivo, ossia il Premio Strega”, e ancora “l’assenza di scrittori creativi, coscienti, in grado di rapportarsi con il pubblico e soprattutto consapevoli della cosa da raccontare” mi ariva come alibi e denota inerzia e pigrizia a conferma che chi vuole davvero fare informazione e critica letteraria deve armarsi di pazienza, falce e macete per avventurarsi nella giungla di edizioni che vengono sfornate ogni giorno. Il critico letterario non può più starsene seduto comodo sul divano e aspettare che gli arrivino i libri da leggere e recensire fidandosi del marchio editoriale impresso in copertina, oggi il critico letterario deve cambiare strategie e scavare con pazienza, intuizione e un pizzico di fortuna, come fanno e hanno sempre fatto gli archeologi.
Chi afferma che “La letteratura non ha più a disposizione un pubblico competente, né nell’ambito della narrativa né in quello della poesia. Non vi è più la ricerca di nuovi talenti, di curiosità.”, apparterrà forse a quella parte della critica stanca, che ha tanto operato nel settore d’aver esaurito l’amore per la ricerca della cultura il cui entusiasmo si è spento, soffocato dal peso delle troppe novità tecnologiche un po’ incomprese e un po’ pressanti che ora vorrebbe riposare sugli allori e invece gli allori riconosciuti sono inferiori alle aspettative?

M.B.

Lo spirito investigativo di Roberto Blandino

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Ciao e benvenuto/a sul blog di Letterando, per prima cosa una curiosità, come ci hai conosciuto e perché hai scelto noi?

Vi ho conosciuti attraverso i social network e in un certo senso il destino ha voluto che le nostre strade si incrociassero…

Presentati ai nostri lettori, chi è Roberto Blandino e cosa fai quando smetti gli abiti di scrittore?

Mi chiamo Roberto Blandino, 43 anni, torinese, vivo e lavoro a Biella. Una figlia di 4 anni. Passione per la scrittura da sempre, ma ho cominciato per gioco qualche anno fa. Insomma, padre, marito, lavoratore e tante altre cose, come tutti. Scrivere è una delle molte passioni che coltivo, con tenacia e umiltà. Forse perché ne ho bisogno, come valvola di sfogo, nonostante il poco tempo a disposizione.

Come è avvenuto l’incontro con la scrittura? È stato un processo lineare, una scoperta recente o è stata una passione accantonata e poi recuperata?

Mi è sempre piaciuto scrivere. Una dote naturale che ho però abbandonato subito dopo gli studi, nonostante sia stato l’unico studente del mio istituto superiore ad avere 10 in componimento. Alcuni anni fa, causa le lunghe notti insonni per la nascita di mia figlia, si è risvegliata la passione e allora, di getto, ho scritto il mio primo libro.

Quanti libri hai scritto e quale genere tratti?

Ho scritto cinque romanzi e due saggi, uno sull’Astrologia e uno sull’esoterismo in genere.

Ci parli dei tuoi romanzi?

I miei romanzi raccontano le avventure e le indagini di un ex membro dei servizi segreti vaticani, Gabriel Delacroix, colpito da gravi crisi esistenziali dopo la tragica scomparsa della moglie. Archeologo e storico dell’arte, Gabriel ha un oscuro passato che viene via via narrato lungo il dipanarsi delle sue avventure.

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Nello specifico Lo Spirito del Male è l’episodio pilota di una serie di romanzi che ruotano intorno alle indagini di Gabriel Delacroix, ricercatore universitario ed ex agente del Servizio di Informazione del Vaticano, il SIV, di cui era uno dei pochissimi membri laici. Dopo la tragica scomparsa della moglie, Gabriel si è ritirato progressivamente a vita privata, dividendosi tra i suoi incarichi presso i Dipartimenti di Orientalistica e di Scienze antropologiche, storiche e archeologiche dell’Università di Torino e il ruolo di genitore. Abbandonato poco più che neonato alle porte del Matteo Ricci Institute di Macao, Gabriel viene adottato dal Padre Gesuita Antoine Delacroix, che gli dà il suo cognome e lo educa come suo successore alla guida del SIV, organizzazione nella quale Gabriel militerà poi per oltre venti anni. L’occasione di rimettersi in gioco si presenta sotto le vesti di suo cognato, il Colonnello dell’Arma Alessandro De Angelis, membro effettivo dell’AISI, il quale ha ricevuto l’incarico di fermare un misterioso assassino, che si è auto appellato come “Il Demiurgo”, che ha rapito due delle massime cariche dei Servizi Segreti italiani. Dopo aver inviato al Generale Andreis, Direttore dell’AISI, le prove dell’avvenuto assassinio di uno dei due funzionari rapiti, il Demiurgo minaccia l’uccisione del secondo entro le 48 ore successive, a meno che non gli vengano fornite le coordinate delle leggendarie Grotte Alchemiche di Torino. Il Colonnello De Angelis, coadiuvato da due colleghi statunitensi, il Maggiore Ted Newmar e il Tenente John Repetti, si rivolge quindi all’unico uomo che crede possa aiutarlo nella ricerca, suo cognato Gabriel, appunto. Gabriel si metterà quindi alla testa del gruppo per intraprendere una strenua ricerca attraverso i punti chiave della Torino esoterica, fino all’inaspettato confronto finale con il misterioso Demiurgo e le creature del buio che egli domina…

Tu sei un esordiente e spesso molti tuoi colleghi ricorrono all’autopubblicazione, tu cosa ne pensi, meglio avere alla spalle una casa editrice o chi fa da sé fa per tre? Com’è stata la tua esperienza in proposito?

Anche io ho autopubblicato i miei romanzi, prima di cedere i diritti de Lo Spirito del Male a Leone Editore per 10 anni, l’ho autopubblicato con il titolo de Il maestro del buio e con un po’ di fortuna sono stato al primo posto di Amazon per dodici settimane consecutive, davanti a mostri sacri come King e Cooper. Dopo aver venduto migliaia di ebook le case editrici hanno cominciato a notarmi. Ho quindi firmato con Leone Editore.  Autopubblicare è una grande avventura, ma è anche un’arma a doppio taglio. In Italia il 57% degli italiani non legge nemmeno un libro all’anno. In Francia si legge 4 volte di più, per esempio. Tutti vogliono scrivere però. In pratica, vi sono quasi più aspiranti scrittori che lettori, e questo è singolare visto che il primo requisito per un aspirante scrittore è quello di essere un avido lettore… Ma l’editoria vera rimane quella cartacea, almeno in Italia, e non autopubblicata. Il self a mio modo di vedere le cose dovrebbe essere solo un punto di partenza, anche se pubblicare con una casa editrice, ancorché ben distribuita, richiede moltissimi sforzi ugualmente.

Progetti futuri?

Proseguire le avventure di Gabriel Delacroix ed espandere il suo mondo. Ho quasi ultimato la trama del quinto romanzo che lo vede protagonista anche se prima dovranno essere edite le sue precedenti avventure. In pratica posso lavorare con tranquillità.

Grazie per essere stato dei nostri e a presto!!!

Grazie a voi per l’attenzione.

Per seguire Roberto clicca qui

http://www.leoneeditore.it/catalogo/index.php?main_page=product_book_info&cPath=5&products_id=278

http://l.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.recensionelibro.it%2Flo-spirito-del-male-roberto-blandino&h=RAQF4CZRL&s=1

 

 

 

 

Le avventure romantiche di Laura Bellini

Biografia

foto lauraLaura Bellini nasce qualche decennio fa a San Piero in Bagno, un paesino adorabile dell’Appennino Tosco-Romagnolo. Vive in una casa molto affollata insieme a due cani e un gatto. Scrive per passione e legge per amore. Le sue pubblicazioni sono tutte disponibili su Amazon, in formato ebook o cartaceo. I suoi precedenti romanzi sono: “Il coraggio dell’amore” (2009), “Lontano da te” (2010), Ancora tu” (2010), “I disegni imprevedibili del destino” (2011) e “Il mondo dopo te” (2012) “Il gioco dei ricordi” (2013), “Quel nome portato dal vento” (2014), A-Mors (2015). L’eco del tuo respiro (2015)

L’eco del tuo respiro

Sinossi

Maggio 1383 Aliénor Dumont è rassegnata a sposare Adam Moreau, ma l’incontro con il destino cambierà le sorti di un intero regno mettendo in gioco le vite delle persone a lei più care. C’è solo un modo per evitare che chi ama soccomba e Aliénor non esita a sacrificare se stessa pur di donare un futuro alla sua famiglia.

Diciotto anni più tardi Arwen, erede al trono, percorre la strada che dall’assolata capitale conduce al freddo nord, pronta a conoscere il suo promesso sposo per coronare il sogno del padre di vedere le famiglie Moreau e Dumont unirsi. Lungo la strada però, due occhi violetti le rapiscono il cuore. Ismael e Arwen, due cuori destinati ad appartenersi. Il loro amore però nasce sotto una cattiva stella. I due conoscono solo parte del passate del regno in cui vivono. Arwen è promessa al fratello di Ismael, loro erediteranno lo scettro che un tempo apparteneva a una famiglia scomparsa nella furia della guerra che ha devastato il regno anni prima della loro nascita. Una guerra scatenata dall’amore, l’unico sentimento in grado di cambiare le sorti di un intero popolo. E sarà l’amore a guidare le scelte dei due ragazzi. Essi si amano e si perdono, ma niente sarà in grado di minare il sentimento che li lega. La forza dell’amore travolge i giovani ragazzi innescando una lotta dall’esito incerto contro il destino.

In questo romanzo si racconta il coraggio di un amore che riesce a resistere alla vita, che abbatte ogni ostacolo pur di guadagnarsi il diritto a essere vissuto. Si narra il sacrificio, perché non c’è gesto di amore più grande.eco

Estratti

Arwen sentì il cuore stringersi, se avesse potuto seguire il suo istinto, si sarebbe alzata e l’avrebbe abbracciato così forte da togliergli il respiro.

Le mancava. Nessuna notte con Robert avrebbe mai potuto sopperire la sua assenza o darle più piacere di quanto ne provava solo respirando l’odore di Ismael anche da lontano.

Arwen pensava di svenire, il dolore che quella confessione le fece esplodere nel petto era insopportabile. Avrebbe preferito morire in quello stesso momento piuttosto che comprendere la portata di quella dichiarazione. Aveva il respiro corto e faticava a mettere a fuoco le immagini. Abel le si avvicinò toccandole un braccio che lei scansò in malo modo. Non sopportava la vicinanza di quell’uomo.

«Io lo amo con tutta me stessa, Abel. Lo amo tanto da poter rinunciare a lui se questo significa salvare la sua vita.»

«Non andartene» lo pregò la principessa ignorando la presenza di Abel.

«Devo» rispose con un sorriso amaro. «Ma quando l’inverno sarà finito tornerò.»

«Ismael» pronunciò quel nome sottovoce sfiorandogli la mano con le dita. «Io ti amo.»

Lui restò immobile con il cuore che sussultava nel suo petto, se le avesse risposto non sarebbe più stato in grado di lasciarla andare. D’altro canto non poteva non farlo, lui amava Arwen con tutto se stesso. Le strinse le mani e incurante della presenza del padre la attirò a sé per baciarla.

«Ti amo anche io Arwen» ammise con la fronte poggiata alla sua. «Ti amo e ti prometto che tornerò.»

Dove acquistare il libro

 http://www.amazon.it/Leco-del-respiro-Laura-Bellini-ebook/dp/B014T2XKJW/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1443772491&sr=8-1&keywords=l%27eco+del+tuo+respiro

Quel nome portato dal vento

Sinossi

Ieri: la famiglia McTavish, nobile e influente stirpe del regno di Seaworld, viene sterminata da un nemico misterioso e sopravvivono soltanto i due fratelli Diarmaid e Duncan che, una volta fuggiti, vengono protetti e salvati dalle creature fatate dei boschi. Oggi: Maeve è l’erede dei Grahm e sta per andare in sposa a suo cugino Logan Frey, l’arrogante erede del nord del regno. Tuttavia, Maeve non può nascondere l’attrazione e il sentimento che la legano a Ryan, soldato semplice agli ordini di Lord Grahm. La differenza di status impedisce la loro unione e i due non possono che rassegnarsi al loro destino. È proprio il destino, però, a cambiare le carte in tavola quando Lord Grahm viene assassinato, Maeve rapita e Ryan accusato di omicidio. Sarà allora che il passato travolgerà il presente con le sue spire e riporterà in superficie il nome che i nemici avevano tentato invano di cancellare: quello della famiglia McTavish.

Quel nome portato dal vento è l’affresco eterogeneo di un regno in cui pace e guerra si fondono e i confini tra bene e male si assottigliano. Maeve, eroina forte e indimenticabile, capirà che l’amore non ha un unico nome e che non lo si può definire e, attraverso di esso, troverà il coraggio per affrontare il dolore e per affermare se stessa fino all’imprevedibile, sconvolgente finale.

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Mio padre ha ragione, dovrei considerarmi fortunata, non desiderare ciò che non potrò mai ottenere. Fra meno di un mese sposerò uno dei più ambiti ragazzi del Regno, le nostre casate governeranno i due terzi di Seaworld, i nostri figli erediteranno tutto questo e io non ho il diritto di lamentarmi.

Proprio mentre sto chiudendo le pesanti tende in velluto rosso, Ryan alza lo sguardo verso me, i suoi occhi mi tengono incollata alla sua figura. Abbasso piano le palpebre e una lacrima scende veloce sulle mie guance.

Fra pochi giorni non lo vedrò più e allora dimenticherò il suo viso, sorriderò di questa infatuazione e il mio cuore smetterà di fare male.

Lui ride, lo stelo di erba con cui mi ha solleticato poco prima infilato in bocca.

«Mi fai una promessa?» Chiede voltandosi su un fianco in modo che io non possa eludere i suoi occhi.

Sorrido. «Non posso prometterti qualcosa che non so.»

«Dona la tua verginità a chi vuoi, fallo con il tuo futuro marito o con l’uomo che dici di amare, ma poi fai l’amore con me.»

Mi si secca la gola, non trovo le parole per rispondergli. Mi stendo accanto a lui e gli accarezzo i capelli, le nostre labbra sono vicine, ma lui non si muove. Allora lo faccio io, le poso con cautela sulle sue, faccio scorrere la punta della lingua su quei petali di rosa, le mordicchio e d’improvviso mi trovo sopra di lui; la sua mano che mi trattiene la nuca, le nostre bocche incollate in un bacio che sembra non avere fine.

Vorrei che tutto questo durasse per sempre. Mi fermerei in questo spiazzo erboso con Jack fino alla fine dei miei giorni, gli darei dei figli; ma non è la vita che lui vuole. Mi troverei sola dopo qualche anno ad attendere un suo ritorno con l’incertezza di non rivederlo mai più. È questo il bello di Jack, la sua totale e irrefrenabile voglia di libertà.

«È un sì?» Mi domanda senza smettere di baciarmi.

«Vedremo» gli rispondo sorridendo.

Sono felice. Accanto a lui dimentico ogni cosa, i problemi non esistono e io non sono più Maeve Grahm, erede delle terre di mio padre. Non so più chi sia Diarmaid, meno che mai Logan Frey e non conosco il motivo della mia fuga da casa. Qui, fra le sue braccia io sono semplicemente Maeve e questo mi riempie l’animo di vita.

Dove acquistare il romanzo

http://www.amazon.it/Quel-nome-portato-dal-vento/dp/8897810403

Paola Ferrero: tra danza, canto, pittura e scrittura.

Paola Ferrero

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Biografia

Nata a Torino nel 1969 sotto il segno del Leone, ma concepita a New York per uno strano disegno del destino, mi è capitata in sorte una famiglia con autore. Ho sempre amato la lettura e la scrittura di rimando. Come anche la danza, il canto e la pittura.

Dopo aver riempito pagine e hard disk di lavori di ogni genere, ho pubblicato la mia prima raccolta di poesie “Parole d’amore insano” con Liberodiscrivere, editore genovese free – raccolta precedentemente selezionata da Il Filo, con cui non ho accettato di pagare per pubblicare – nel 2009.

Oltre a questo romanzo breve sono autrice di un secondo lavoro semifinalista al torneo di GEMS 2013, una romantica storia fantascientifica, e di un terzo romanzo di narrativa-drammatica che era in finale al “Cinquantesimo Marcelli”. Sto lavorando alla seconda raccolta di poesie, ho finito il quarto romanzo di cui sto curando l’editing, ho progetti per altri romanzi e gestisco due blog.

A seguire questo romanzo dovrebbero venire altri due dello stesso genere, il primo dedicato ai sentimenti e a un imprevisto abuso sessuale, il secondo alla malattia e morte della madre della protagonista.

Di tutt’altro genere gli altri progetti. Denominatore comune è solo l’ampio spazio dato ai sentimenti e al cambiamento.

Dipingo ancora. Amo la cucina, gli animali e guardare il cielo. Leggo sempre e di tutto, scrivo sempre e ovunque.

Romanzi

Gli Attimi in cui Dio è musica

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Questo mio è un romanzo breve, circa 212mila caratteri, narrato in prima persona da una diciassettenne che vive nella provincia di Torino negli anni ’80.

La sua vita viaggia su due binari. Da una parte c’è la quotidianità di una famiglia distrutta, con una madre abbandonata e una sorella che pare un’estranea; lavorano duro per pagare debiti e usurai, perse nelle nebbie della pianura contadina, schiave di un minimarket che procura loro il minimo indispensabile. Dall’altra parte c’è il suo sogno di fare la ballerina e di vivere una vita diversa, c’è il suo tragitto quotidiano in treno fino a Torino, dove studia e compie i primi passi verso una carriera difficile ed effimera.

Nella sua storia ci sono amici con cui condivide la pendolarità, altre persone con cui sogna di sfondare, altre ancora con cui intreccia relazioni solo in parte sentimentali. Ciò che conta è la musica e la possessione che lei sperimenta sul palco. C’è un’audizione per il primo spettacolo importante, c’è la fatica delle prove e la magia del debutto. Ci sono tutti gli attimi che lei fotografa con cura, la sua vita.

I capitoli non hanno un titolo o, meglio, lo hanno tutti uguale. Tre puntini di sospensione che vogliono sottolineare “l’istantanea” di ogni momento vissuto in questa avventura. Tante polaroid che compongono un mondo in cui lei deve vivere la sua adolescenza, il suo sogno nel momento in cui la vita le permette almeno di tentare di realizzarlo.

Ad accompagnare la sua avventura c’è una colonna sonora, venti brani che riportano a quegli anni e che potrebbero essere usati nelle eventuali presentazioni, creando eventi live unici e irripetibili.

Il genere è narrativa, può essere visto come memoir più che come romanzo di formazione. Ad apprezzare maggiormente il testo, finora, è stato un pubblico femminile, (anche di persone del settore dell’editoria) prevalentemente adulto.

Il romanzo ha partecipato alla scorsa edizione del Premio Calvino. Punto di forza, secondo il comitato di lettura, è la leggerezza che sfiora l’edonismo. La ripetitività descritta nell’alternarsi tra una vita e l’altra, in un certo qual modo voluta appunto per sottolineare il sentito della protagonista, sembra invece il punto debole.

Essendo fortemente autobiografico, il materiale non mi è mancato.

Iniziato come un esercizio per affrontare la pagina vuota – scrivendo la prima cosa che mi veniva in mente – ha subito preso forma come un tributo alla danza e a ciò che ha significato nella mia vita, con tutti gli episodi “puri” che ho vissuto nel tentativo di realizzare quel sogno, sopravvivendo a tutto il resto. I personaggi di contorno sono stati rimescolati tra loro onde evitare che qualcuno pensasse di ritrovarcisi. Così anche i tempi e i luoghi sono romanzati, ma veri.

Scheda libro

Gli Attimi in cui Dio è musica, Lettere Animate 2014

Formato ebook, a partire da 1,99€

Formato cartaceo, prezzo di copertina 10€

Acquistabile

http://www.amazon.it/Gli-attimi-cui-Dio-musica-ebook/dp/B00IJ36AXQ/ref=pd_rhf_gw_p_img_14?ie=UTF8&refRID=1X6FCBWHYTDY39KQ1ZJG

Racconti

La caccia

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All’interno di un privè, Wendy, da abile cacciatrice, sta cercando qualcuno. Mentre vaga tra uno scenario e l’altro, nell’eccitazione che le ruota intorno, riesce a individuarlo e ad attirare la sua attenzione. Lui è Michael, il vampiro che sta cacciando e che deve eliminare. Ma la notte avrà dei risvolti inaspettati, perché Wendy cadrà nel più appagante fallimento della sua carriera.

Racconto erotico di circa 20 pagine, il primo di una serie, incentrato su una setta di cacciatori di vampiri e le loro missioni non sempre riuscite.

Scheda

La caccia, collana “Carnet erotique” per Lettere Animate, 2015

Formato ebook, offerta estiva a 0,49€

Acquistabile

http://www.amazon.it/Caccia-Carnet-%C3%89rotique-Paola-Ferrero-ebook/dp/B00WA9PAQ8/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1438951749&sr=1-1&keywords=la+caccia+carnet+erotique+paola+ferrero

L’altra donna

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L’incontro tra Loretta e Laura fa scattare la rabbia di Loretta, donna tradita per l’ennesima volta . Eppure Laura non sembra reagire all’aggressione, tanto da rimanere vittima di un incidente. Da quel momento per Loretta e per Andrea inizia un incubo. L’assenza della giovane amante non migliora le cose tra loro, ognuno preso dai propri fantasmi, incapaci di ritrovare l’armonia che c’era in precedenza. Nel silenzio vanno avanti, consumandosi entrambi. Le colpe, l’amore, le solitudini che insieme accompagnano e dividono la coppia. Con un piccolo colpo di scena finale. Storia d’amore e di fantasmi, linguaggio esplicito e introspezione.

Un racconto di 20 pagine che unisce la ghost story al thriller psicologico.

Scheda

L’altra donna, collana “I nuovi brevissimi” per Lettere Animate, 2015

In ebook, offerta estiva a 0,49€ su tutte le piattaforme.

Acquistabile

http://www.amazon.it/Laltra-donna-I-Nuovi-Brevissimi-ebook/dp/B00XM8YLCU/ref=pd_rhf_gw_p_img_14?ie=UTF8&refRID=0ZP57RXSC5RA38ZT1NVH

Altre informazioni utili

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Com’io divenni scrittor: incontro con messer GiamPiero Brenci

Di GiamPiero Brenci.

Da un gradito contatto con Letterando giunge la proposta ch’io “Pasticciatore d’Istorie” ho sempre temuto e temo: un’intervista. Cosa poss’io risponder alle domande imprescindibili: «Perché Lei scrive? E di cosa scrive?». Meglio ch’io ritorni all’inizio lasciando ad altri, ben più colti di me, di trarne lumi e considerazioni se ne avranno voglia e diletto.

A tarda sera mi capitò di percorrere Via dei Calzaiuoli in Firenze verso Piazza della Signoria. S’era al trentuno di ottobre ed una fitta nebbia saliva dall’Arno verso la Cattedrale. Pochi i passanti distratti e frettolosi, dalle figure distorte per tener i cellulari all’orecchio All’angolo con via Orsanmichele, mentre guardavo le nicchie con le loro statue, fui avvolto da una voluta di fumo che odorava di legno e, fors’anche, di castagne arrostite. Urtai un tipo ammantellato, con un basco floscio, che proveniva da via Calimala. Supposi dovesse trattarsi di un burlone mascherato per la notte di Halloween ch’era già iniziata. Chiesi scusa per la distrazione e quello, volgendosi ai due che lo seguivano, anch’essi con mantellette e stivaletti alla caviglia, esclamò con forte accento toscano: «Ed ecco, miei amici, un forestiero. Fors’egli potrà, se lo vorrà, redimer la nostra tenzone». Non v’ho da dir oltre lettore quanto io rimasi interdetto. Doveva esser un “figurante” o un guitto che si prendeva gioco dei passanti e mi guardai attorno per vedere la telecamera di una qualche televisione per uno di quegli spettacoli a sorpresa che tanto andavano di moda.
Ma se v’era doveva esser ben nascosta.

basilisco«Avete voi mai sentito parlar del mitico e perigliosissimo Basilisco?», chiese il secondo passandosi la mano sul mento.

Ed io vidi che aveva le dita macchiate di vernice.

«Ne scrisse Plinio il Vecchio», affermò il terzo togliendosi il cappello a tesa larga e mostrando un gran naso sotto i capelli lunghi e divisi alla sommità del capo.

«Se per questo ne ho scritto anch’io, ma non è questo il contender», precisò il primo che esibiva una fluente barba ben curata e gli occhi scintillanti di una forte curiosità.

E prendemmo a camminare verso l’Arno, ove le volute di nebbia s’andavano infittendo. Parevamo quattro amici che disquisissero per scegliere il miglior ristorante in zona.

«Io ha creder che il Basilisco sia rappresentato dal Donatello mentre combatte con San Giorgio sotto la nicchia in Orsanmichele», osservò l’uomo dal naso prominente.

«Agnolo, non siam qui a disquisir se quel drago sia o non sia il Basilisco».

«Ha ragione il Leo. Anche secondo me il Basilisco non sarebbe solamente un drago capace d’uccider con lo sguardo, o con il morso o con l’artiglio».
«In effetti, caro Botti, con tal nome ci fu uno degli ultimi Imperatori dell’Impero Romano d’oriente», osservò quello chiamato Agnolo.
E ci ritrovammo sul Lungarno ove solo i lampioni emergevano sopra il frusciare dell’acqua.
Mi guardai attorno nella coltre grigia opalescente smossa pigramente dall’aria trascinata dall’Arno: non c’era più nessuno. Con una certa qual fretta tornai indietro che rischiavo di perdere il treno e passai per il Piazzale degli Uffizi. All’eco dei miei passi frettolosi sollevai lo sguardo verso le nicchie che contengono le statue dei geni fiorentini e vi trovai le fattezze di quello che fu pochi minuti prima era stato chiamato “Leo!” Sotto la sua statua era il nome di Leonardo da Vinci. Affrettai di più il passo, ne avevo bastante di un Basilisco, di un Leo, di un Agnolo e di un Botti,
ma la miccia della curiosità era stata accesa. Salendo sul treno m’annotai che l’Agnolo potesse essere Angelo Ambrogini detto il Poliziano e che il Botti, avendo le dita macchiate di vernice potesse esser un pittore. Magari l’Alessandro di Vanni Filipepi meglio noto con il suo soprannome: Botticelli. Giorni dopo tra polverosi libri dell’Archiginnasio inciampai su tal Mastro Zefirano e sulle sue ipotesi sull’identità del Basilisco e da lì iniziarono le Istorie ch’io riportai fedelmente nel mio libro Istorie di un Basilisco (Maglio Editore).

Insomma si potrebbe affermar che non son io che scrivo, ma che son i personaggi che si declamano e raccontano di cosa accadde nella Firenze e, poi, nella Bologna del 1478.

Ma tutto ciò si può dichiarare in un’intervista senza esserne richiusi? Ne dubito ed è per tal motivo ch’io rifuggo dal Basilisco e dalle interviste…..

Gli incauti che volessero seguire la Combriccola del Basilisco possono frequentare ( a loro rischio e pericolo ) il sito http://www.basiliscohistory.it dove attualmente vengono pubblicate delle Videonovelle sulla Saga delle ostarie nella Bologna del 1478, ma queste son altre Istorie…

Una chiacchierata con Paola Pulvirenti

foto paola pulvirenti

Ciao Paola, benvenuta sul blog di Letterando. Prima di iniziare l’intervista ufficiale toglici una curiosità: come ci hai conosciuto?

 

Vi ho conosciuto tramite Facebook. Nel famoso social conosco molti scrittori e ho notato il vostro blog in una bacheca. Sono andata a vederlo, vi ho trovato interessanti e ho deciso di contattarvi. La cosa che mi ha colpito di più è stata la sensazione che ho avuto leggendovi, quella cioè di qualcuno che ha voglia di dare realmente un’opportunità agli scrittori e non di qualcuno che vuole solamente specularci sopra.

 

 

Parlaci un po’ di te, chi sei, cosa fai?

 

Sono Paola, ho 27 anni e scrivo essenzialmente per me stessa. Non saprei dire esattamente perché, per me scrivere è come respirare, qualcosa che ho sempre fatto. Attraverso la scrittura riesco a esternare le mie emozioni dato che, essendo una persona molto timida, ho difficoltà a comunicare i miei sentimenti a voce. Un’altra passione che coltivo da sempre è il nuoto, ma per quello devo ringraziare la mia famiglia e il mio istruttore che mi faceva lezioni private dato che mi rifiutavo anche di entrare in acqua! Amo il teatro e il cinema, mi diletto a scrivere anche sceneggiature, testi per canzoni e, di tanto in tanto, a recitare. Purtroppo attualmente non ho un lavoro stabile, faccio diversi mestieri, una specie di jolly insomma, sempre con la speranza che in Italia venga finalmente eletta al governo la parola Meritocrazia e cada invece la Raccomandazione!

Parliamo del tuo libro, “Il calore dell’amore”, è la tua prima pubblicazione e di cosa parla?

 

È il mio primo racconto breve. La storia parla del piccolo Luca, un bambino che si trova ad affrontare un viaggio durante il quale incontra diverse “realtà” e vari personaggi che lo accompagneranno e lo guideranno spiegandogli l’importanza dell’amore, dell’affetto e dell’amicizia.

 

Qual è il messaggio che vuoi dare attraverso il racconto?

Nel racconto vengono sfiorate tematiche sociali come la violenza sulle donne, l’aborto, la discriminazione ecc. Aspetti visti attraverso gli occhi di un bambino che non capendo prova a ipotizzare risposte alle sue domande ingenue. È un libro che dà molta importanza alle scelte, giuste o sbagliate che siano, e che ricorda che per ogni scelta c’è sempre una conseguenza. Con questo non voglio imporre il mio punto di vista lasciando al lettore la facoltà di scegliere, anche perché un racconto, così come l’ascolto di una canzone, è qualcosa di molto soggettivo e ognuno di noi interpreta i fatti secondo il proprio stato d’animo e le esigenze di quel momento.

Lo stile che utilizzi nel racconto è molto semplice e lineare, ci spieghi i motivi di questa scelta?

Ho voluto utilizzare uno stile molto semplice e comprensibile per due motivi: il primo perché le vicende sono raccontate attraverso gli occhi di Luca che, appunto, è un bambino. Il secondo perché volevo far avvicinare tutti alla lettura. Leggere apre la mente e rende liberi e tutti devono aver la possibilità di farlo senza alcuna distinzione. Motivo per il quale anche il
prezzo del libro è irrisorio: solo 5 euro.

Perché hai scelto il tema del Natale, cosa vuoi rappresentare attraverso la scelta di quest’ambientazione particolare?

Il Natale qui è inteso un po’ come una magia, un Natale che rappresenta la nascita.

Quanto c’è di te in ciò che racconti?

 

Nei miei racconti, anche in quelli apparentemente più lontani dalla realtà, come quelli di fantascienza ad esempio, c’è sempre un po’ di me e della mia vita. Anzi, potrei affermare che è attraverso i miei racconti che mi presento a chi non mi conosce. Curiosando dentro i miei libri, infatti, il lettore potrà ritrovare alcune sfaccettature del
mio carattere all’interno dei personaggi.

 

libro Pulvirenti

La copertina è molto particolare, te ne sei occupata tu?

 

Le immagini e la copertina sono interamente disegnati a mano e sono state realizzate dagli illustratori Corrado e Antonino Sambito. L’immagine è dedicata e ispirata a una ragazza che mi ha sempre invogliata a pubblicare i miei lavori. Lo scopo dell’immagine è soprattutto quella di mostrare attraverso lo sguardo “un cuore veramente buono”, perché è questo che lei rappresenta per me, oltre a moltissime altre qualità illustrate nel libro. Qualità che, a mio parere, se ognuno di noi possedesse anche in piccola parte, il mondo sarebbe decisamente migliore!

Da quanto ho potuto capire dietro questo progetto c’è un gruppo molto giovane.

 

Sì, è vero, il curatore editoriale, Federica Cucinotta, l’editore, Paolo Lombardo e la sottoscritta (Paola Pulvirenti ndr) siamo tutti giovani e abbiamo creduto in questo progetto, l’abbiamo realizzato in amicizia perché è solo lavorando insieme che si ottiene qualcosa.

Dove seguire Paola:

https://www.facebook.com/paoletta.polly.75

In viaggio con Laura Virgini

laura virgini

Carissimi seguaci, oggi Letterando vi presenta Laura Virgini, scrittrice esordiente.

Laura Virgini è l’autrice di IL VIAGGIO, editore Booksprint, pubblicato il 9 dicembre 2012. copertina flessibile: 106 pagine (ISBN-10: 8867426494   ISBN-13: 978-8867426492)

Cara Laura io inizierei la nostra chiacchierata parlando del tuo libro e di ciò che racconta.

Se ho ben capito, si tratta di un libro autobiografico, quindi prenderemo i classici “due piccioni ecc. ecc.” parliamo del libro e conosciamo te, tutto in uno. IL VIAGGIO racconta, appunto, di un viaggio ed io mi fermo qui, mi scuso con te perché non ho ancora letto il libro, questa volta lascio il compito all’autore di incuriosire me e tutti voi che ci seguite.

Detto questo, la prima domanda è ovvia: che tipo di viaggio hai fatto con questo romanzo?

 

Un viaggio verso una spiaggia chiamata “maternità”. Il viaggio più bello, più entusiasmante, più difficile che una donna possa fare.
Purtroppo non sempre i viaggi portano dove vogliamo, ma che importa, non è meraviglioso godersi il panorama?
Tu parli di ‘viaggio verso la maternità’, a un lettore disattento potrebbe sembrare una cosa normale, due persone si amano decidono di unire le loro vite e di avere dei figli. Il percorso è semplice, ma spiegaci bene, dove sta la difficoltà di cui parli e dacci qualche anticipazione sulla storia che racconti nel tuo libro, insomma com’è il panorama di cui parli?

 

 

Inizialmente io e mio marito decidiamo di avere un bimbo. Resto incinta. Alla prima ecografia mi viene detto che potrebbe essere una gravidanza non evolutiva. A circa dieci settimane lo perdo. Aborto spontaneo. Ci riproviamo. Resto incinta per la seconda volta. Altro aborto spontaneo. E così anche per la terza gravidanza. In seguito ad esami clinici fatti ho scoperto di avere un rarissimo problema cromosomico (forse unico al mondo!), per cui se lo trasmetto al feto lo perdo. Solamente nel caso di un feto femminile riuscirei a portare avanti la gravidanza. A questo punto decidiamo di sottoporci a una fecondazione assistita con diagnosi pre-impianto (per selezionare un feto femminile). Non in Italia, perché non si può. Purtroppo fallisce, e mi dicono che produco solamente ovuli malati. Non sarò mai mamma. Non mi arrendo. Provo con una fecondazione eterologa. Fallisce anche questa. E con lei finiscono i nostri soldi e la possibilità di tentare di nuovo. Eppure, non smetto di crederci. Infatti (ma questo si racconta nel prossimo libro) dopo soli tre mesi resto incinta per la quarta volta, solo che… dopo nove mesi arriva Gaia!

Bene! La tua è una storia a conclusione felice e ne descrivi una parte sul romanzo IL VIAGGIO. Ci anticipi che ne seguirà un secondo, l’hai già scritto? Hai anche il titolo? L’hai già pubblicato o sai quando uscirà?

Sì, il secondo è pronto per essere edito, si intitola semplicemente “Gaia”, il nome del mio miracolo.

Perché hai sentito la necessità di scrivere un romanzo raccontando di questa difficile esperienza? Qual era il tuo obiettivo e l’hai raggiunto?

 

Sinceramente tutto iniziò per caso. Scrivevo su un forum quello che stavo vivendo emozioni, rabbia, tutto! Ogni volta che scrivevo qualche lettrice, al di là dello schermo, mi diceva: “Perché non pubblichi la tua vicenda? È ciò che proviamo tutte, se la condividi, non potrà che far bene a chi vive le stesse cose”.
E così l’ho fatto. La cosa più bella è stata leggere le tante recensioni che mi sono arrivate su facebook in privato: donne che mi ringraziavano per aver parlato di un argomento così delicato.

Sì, direi che l’argomento non è dei più leggeri, ma ora che hai finito anche il secondo libro, immagino non ti fermerai e allora che cosa ti piacerebbe scrivere? Su quale genere ti piacerebbe mettere alla prova il tuo talento?

 

Ehm… ho quasi pronto un libro semi – serio, in cui parlo degli “esemplari” di maschi italiani con cui ho avuto modo di imbattermi nella ricerca del principe azzurro. Un elenco divertente e ironico, un libro diviso in capitoli, in cui ogni capitolo rappresenta la categoria di uomo (es. “Il sillogista”: ho capito di amarti, non voglio soffrire, per cui… ti lascio! )

 

Molto bene cara Laura, ora convinci tutte le persone che non hanno ancora letto il tuo libro e stimola la nostra curiosità in un tweet o poco più.

 

Semplicemente, se avete voglia di emozioni forti, vere, se avete voglia di far vibrare per un attimo la vostra anima, leggete questo viaggio. Vi garantisco che non avrete il tempo di annoiarvi!

 

Allora buon VIAGGIO a tutti!

Noi ringraziamo Laura Virgini per essere stata ospite di Letterando e aver condiviso con tutti noi un po’ di se.

Buone letture a tutti.

 

 

http://www.booksprintedizioni.it/libro/romanzo/il–viaggio

Jenny Rizzo alla conquista di un posto al sole su Amazon

Jenny Rizzo foto

Da piccola volevo fare la poliziotta, volevo catturare i cattivi e proteggere i buoni. Ho indirizzato la mia vita perché potesse andare così, peccato non aver fatto i conti con madre natura: ben 6 cm in altezza in meno e 9 diottrie mancanti in totale. I criteri di selezione all’ingresso per i corpi armati sono peggio dei locali di Corso Como a Milano… se manca la cravatta, o il tacco, sei out!

Allora che fai? Cerchi di imbroccare la stessa strada percorrendo le vie alternative, le strade laterali, sconosciute insomma, cerchi il piede di qualcuno che possa gentilmente accompagnarti sulla soglia, verso l’interno. O meglio, cerchi di adattarti alla situazione e al mood e cerchi di comportarti come tutti. Ma tu non sei tutti. Tu sei Jenny e non conosci nessuno, e non sei nemmeno capace di fare quello che gli altri fanno perché altrimenti l’uniforme sarebbe già parte di te.

Facendo tesoro di tutte queste avventure, disavventure, messe nero su bianco in una raccolta di pensieri nascosta in fondo al cassetto della tua cameretta, cambi strada totalmente. È a questo punto che inizio a pensare che la scrittura forse è il mio futuro. Il mio volontariato, che poi è diventato lavoro, pur sempre volontario o sottopagato, in ambito penitenziario mi ha mostrato cose che voi umani non potete immaginare. Storie, emozioni, sentimenti, persone, personaggi e ricordi. Ho deciso che tutto quello che vivevo doveva essere portato alla luce del sole, fuori dal grigio carcere e lontano dalle gelide sbarre di ferro. Così, per non rischiare di dovermici impiccare ad una di quelle sbarre di ferro per la disperazione di non avere un lavoro pagato, me lo sono inventata quel lavoro di scrittrice. Ho scartabellato quei mille fogli di pensieri di cui sopra finiti dal cassetto alla scatola dei ricordi, tirandone fuori il meglio da unire a racconti dal carcere. Il libro era pronto in 48 ore. Mi sono fatta aiutare da una persona cara a realizzare la copertina: i colori li ho scelti io perché lui li percepisce in maniera aliena. Giunti al momento fatidico dico: “e ora come lo pubblico?”. Semplice, con Amazon! È la nuova spiaggia su cui milioni e milioni di aspiranti scrittori sbarcano alla ricerca del tesoro perduto: la fama. Pare funzioni questo nuovo modo di fare carriera.

Sì, certo, se hai un sacco di tempo libero da dedicare al marketing e alla comunicazione del tuo libro e di te stesso, allora forse sì che la fama arriva, altrimenti le 30 copie vendute saranno quelle comprate da cugini, zii e vicini di casa. Se sei fortunato come me e hai origini meridionali, con una famiglia molto vasta, allora puoi anche arrivare alle 45 copie vendute; 15 utilizzate per accalappiare nuovi contatti utili; di queste 15, probabilmente 10 saranno finite sul fondo delle librerie dietro trattati internazionali di diritto penale. Ma non mi importa. Il risultato ottenuto, per il momento, è quello che desideravo: creare curiosità attorno ad un argomento ostile per natura, difficile da approcciare e spesso additato come di poca importanza. I complimenti arrivati, le (poche) recensioni ottenute, i camei in radio e su riviste a tema de “Oltre il pensiero delle sbarre” sono nutrimento per il mio ego e per i miei pensieri che stanno mettendosi al lavoro per produrre la mia seconda opera. Probabilmente anche questa finirà sulla stessa spiaggia Amazon, dove mi aspettano già il mio telo mare e il mio cocktail di benvenuto, perché le poche case editrici disposte a pubblicare libri sul tema carcere mi chiedono dei soldi per farlo, ma io non cedo a compromessi, prima o poi sarò una scrittrice come le altre, una che non deve pagare per essere pubblicata.

di Jenny Rizzo

Dove seguire Jenny

https://www.facebook.com/pages/Jenny-Rizzo-criminologa-e-scrittrice/247705702067278

http://www.jennyrizzo.wordpress.com/

“Perché scrivo ” di Stefania Fiorin

foto Stefania F.
Perché scrivo? Era scritto: questione di karma.
Lo spiego meglio: sono nata in una famiglia dove tutti i componenti hanno gli occhi scuri, tranne due, con il colore del cielo: Isolina, classe 1895, scrittrice, e me.
Decine di volte mi sono sentita ripetere che ho ereditato i suoi occhi ed è vero, posseggo una sua foto d’epoca dove, anche in bianco e nero, emerge lo sguardo trasparente che conosco.
Un segno?
Sono una sognatrice, sogno molto di notte, e anche di giorno purtroppo!, e sono, da sempre, una curiosa lettrice.
Negli anni ho scritto diari, lettere speciali, poesie e racconti che ho letto solo io e ho abbandonato in un cassetto.
Una notte  mi è apparso in sogno un amico che vive lontano ma a cui sono legata da profondo affetto e che diceva convinto: – Scrivi, scrivi – indicandomi una scrivania.
-Sì, va bene, scriverò, ma cosa?
Non ha terminato il messaggio, nessuna indicazione.
Ci ho pensato un bel po’ a quel sogno.
Mesi dopo, al bar dove di solito inizio la giornata con caffè e una fragrante brioche, ho incontrato una conoscente, scrittrice affermata.
Parlando del suo ultimo libro mi ha informata che stava per iniziare un corso di scrittura tenuto da lei, poteva interessarmi? Certo! Mi sono iscritta e ho partecipato, con grande interesse.
Grazie alla sua scuola, alla sua capacità di riconoscere in me un talento anche se ancora in erba, alla sua amicizia, alla sua costanza nel riprendermi negli errori e correggermi con sensibilità e rispetto, la passione per la scrittura “seria” mi ha conquistata. Ho imparato molto, sotto il suo costante incoraggiamento e non sono mancati scambi di pareri non condivisi ma utili. Se fosse stata un’insegnante meno sensibile sono certa non sarei diventata quello che sono.
Ho potuto terminare il mio primo racconto iniziato e mai completato, l’ho inviato a un concorso letterario senza aspettative e ha vinto il primo premio per la narrativa.
Incoraggiata dagli eventi ho continuato a partecipare a corsi di scrittura e a scrivere, ho ottenuto premi, pubblicazioni, menzioni d’onore; per me una gioia infinita, indescrivibile.
Nel 2012 ho ricevuto una prima proposta da un editore locale, non mi sentivo pronta e, a fatica, l’ho rifiutata.
Ho continuato a lavorare, a cercare una scrittura più accurata e nel 2013 ho dato vita a un mio progetto realizzando un piccolo libro da cui è stata tratta una pièce teatrale contro la violenza sulle donne, nel titolo c’è la parola “ karma”, un altro segno ?
Grazie alla Delos, il 21 ottobre è uscito un ebook con un mio nuovo racconto breve, “Sveva”, che ha raggiunto il secondo posto nella classifica dei TOP 100 , i più venduti su Amazon, e la mia felicità è salita alla stelle.
Vivo momenti magici, non ci sto con la testa e continuo a chiedere se tutto questo è davvero per me.

Per leggere il romanzo di Stefania cliccate qui  http://www.amazon.it/Sveva-Passioni-Romantiche-Stefania-Fiorin-ebook/dp/B00OMG7R6S

Le disavventure di una precaria-scrittrice: Cecile Bertod.

foto Cecilie

C’era una volta Biancaneve, no…

C’ero una volta io, circa un anno fa, con in mano un plico di quasi seicento pagine stampate, convinta di essere la prossima Terry Brooks della situazione solo perché ero riuscita a terminare quel dannato fantasy che mi portavo dietro più o meno dalle medie. Sostenevo con tutti di essere destinata a diventare una scrittrice famosa (nota bene: non una scrittrice, ma una scrittrice famosa!), perché nata a quattrocentoquarantaquattro anni da Shakespere, che come me è venuto al mondo il 23 aprile, quarto mese dell’anno quindi quattro volte quattro, porto due, fratto tempo impiegato per consumare un pacco di Ringo, tolto il biscottino bianco che non mi piace e… e questa non può assolutamente essere una coincidenza fortuita, no? Cioè, che razza di coincidenza del cavolo sarebbe?

Ecco, io e le mie pie illusioni!

Ero convinta, ma proprio convinta, poi faccio bene i conti e scopro di aver letto male le date, dimostrando non solo la mia ignoranza, ma anche la mia scarsa attenzione durante le lezioni di letteratura e a quel punto, direte voi, che succede? Succede che mi resta in mano il plico e la certezza di dover continuare gli studi per potermi trovare finalmente un lavoro serio, perché la cultura non paga, figuriamoci il fantasy e figuriamoci, tra i fantasy, un fantasy scritto da me! Il punto è che a trent’anni hai finito. Puoi mai riscriverti all’università per la terza volta? Che tipo non bastano due lauree per finire in un grande magazzino a fare la commessa?

Ehm… No, non bastano. Soprattutto se le due lauree sopra hanno scritto a caratteri cubitali “lettere”. E’ un po’ lo spauracchio dei datori di lavoro: cosa? Lettere? No, mi spiace, ho fatto la vaccinazione a giugno.

Beh, puoi sempre metterti in proprio. Aprire un ristorante, un bar per scambisti, ma ce li hai almeno cinquantamila euro per far partire la cosa? No, niente. E dunque questo, ricomincio a fare la restauratrice senza nulla da restaurare e attendo che dall’alto delle mille CE a cui ho spedito il manoscritto arrivi comunque una comunicazione, un messaggio, un qualcosa che giustifichi tante ore spese davanti ad un computer a battere e ribattere avverbi, aggettivi e imprecazioni. In realtà non sono stata poi così sfortunata. C’è gente che aspetta un anno, altri tutta la vita. A me è successo tutto con una velocità quasi allarmante. La prima, per dire, mi è arrivata subito, mi chiedevano mille euro. La seconda un po’ di più. La terza addirittura quattromila e allora mi sono gasata, perché dall’alto del mio ottimismo, più mi chiedevano per pubblicare, più doveva valere il mio lavoro, no? Non fa una piega. Solo che tutti quei soldi non li avevo, anche perché noi restauratori, per chi non lo sapesse, lavoriamo principalmente per la gloria. Sì. Quando chiedi all’impresa che ti ha assunta quanto intende pagarti, fanno stranissime facce. Ti squadrano dall’alto in basso come fossi il più strisciante dei vermi striscianti e ti chiedono come osi essere così veniale da poter chiedere una retribuzione per le dodici ore giornaliere che passi su un trabattello molto mobile, anzi direi instabile, sette giorni su sette in chissà quale paese sperduto d’Italia, spaccandoti i polmoni con gli effluvi tossici dei solventi chimici. No. Che cazzo, almeno tu! Cioè, ti rendi conto che quella è arte, patrimonio dell’umanità? Capisci che è un tuo preciso dovere civico intervenire gratis, anzi, se hai qualcosa di soldi per anticipare gli stipendi agli operai che scaricano il materiale… Perché quelli no, quelli li pagano. Figuriamoci! Tu oseresti mai non pagare uno di due metri con due braccia grosse quanto un tronco di pino, la barba incolta e la scritta sulla maglietta “mamma si a vita mia” che ti fissa con le sopracciglia aggrottate mentre mastica rumorosamente una gomma? No. Lui lo paghi. A me “è un tuo dovere civico, patrimonio dell’umanità”. E allora ti chiedi, ma st’umanità ci pensa lei a pagarmi le bollette? Bella domanda. Fin ora non si è fatto avanti nessuno, ma non smetto di sperare. Ma che stavamo dicendo? A, già, sì, il libro. Ecco, dopo molti insuccessi e tentativi di truffa a mano più o meno armata, alla fine scopro il fantastico mondo self (e sto volutamente tagliando sul discorso “concorsi letterari”, perché lì si dovrebbe aprire un capitolo a parte!). Dicevo, scopro il mondo self e scopro Amazon. Un giorno a caso, così, navigando su Internet, con mio padre in sottofondo che continuava a sghignazzare perché io osavo ancora credere a quella assurda storia. Beh, lo scopro e decido di piazzare il mio libro e ricordo ancora la sensazione provata appena inserito. Io ero stra-arciconvinta che ecco, finalmente mi si era rivelato il cammino. IO STAVO PER DIVENTARE IL PROSSIMO FENOMENO EDITORIALE ITALIANO. Non c’erano “se” e “ma”. Io sentivo di essere lei, la nuova cinquanta sfumature bianco-azzurre all’italiana e avrei avuto una carrettata di soldi e con tutti quei soldi sarei andata da tutti i miei ex donatori di lavoro ad elencargli tutte le parolacce che conosco in ordine alfabetico, raggruppate per entità del danno augurato. Sì, c’ero. Ero lì ed ero pronta. Stava per accadere… Era solo una questione di minuti, poi è diventata di ore, poi ho deciso di essere ragionevole e ho iniziato a ponderare per il mensile, bimestrale e “Ma forse sarà un successo postumo”. Niente. Non avevo venduto neanche un libro. Com’era possibile? Doveva esserci un perché. La risposta l’ho trovata quando becco la classifica rosa e lì ho la seconda illuminazione della mia carriera, molto poco carriera, nel mondo self: non c’era il carciofo! Ecco, era tutto lì. Non avevo messo carciofi (o qualsiasi altro nomignolo attribuiate all’appendice retrattile che di norma condiziona ampiamente il pensiero medio maschile) in bella mostra, ma neanche nascosti. Che stupida che ero stata: scrivere un libro senza carciofi, quando sono la prima a nascondere harmony un po’ dovunque nella libreria, dietro enciclopedie, trattati mai letti sul fascismo italiano… Tsè, fantasy. Quando io per prima staziono ore al reparto rosa, nascondendo gli erotici tra i libri di Camilleri sperando di non essere beccata da nessuno mentre mi avvicino alla cassa. Sembro una di quelle che chiede i preservativi in farmacia, ho anche il mio repertorio di smorfiette “aumm aumm” per la commessa. E rosa sia! E carciofo sia e via libera a labbra umettate, capezzoli turgidi e spasimi d’amore in grande stile. Decisa a riprovarci un’ultima volta cambio genere, modo di scrivere e… E ci azzecco! Per la prima volta in vita mia imbrocco la strada giusta. Non so come, non so dove e dire che sono anche antipatica, ma riesco a creare un piccolo libricino non proprio indegno e… e inizio anche a vendere. Tra l’altro molto più di quanto avessi mai immaginato e ne approfitto, anzi, per ringraziare tutte le persone che mi hanno letta, davvero. Non ci credevo io, non ci credeva mio padre, non ci credeva neanche il mio psicologo!

Sì, lo ammetto, è stata una grandissima soddisfazione e, quando meno me l’aspettavo, alla fine è arrivata anche la CE e non l’ho neanche dovuta supplicare e, questi sono numeri!, non l’ho pagata io! Pura fantascienza!

E allora vai, allora ci sei. Bred Pitt tieniti libero perché stai per conoscermi! Robe così… che uno si aspetta cose grandi, immense, trombe al vento, rulli di tamburi e… E no, niente, ritorna tutto come prima per l’ennesima volta. Tu davanti al monitor che scrivi cazzate, i tuoi datori di lavoro che continuano a pensare che tu campi d’aria, Pompei che crolla, tua nonna che brontola, e dove hai messo i miei calzini? E porca miseria possibile che ho già finito il detersivo per i panni, da domani ci vestiamo tutti di carta! E niente. Sempre e inesorabilmente e ancora niente. La parola chiave è proprio quella: NIENTE! Forse tra un anno, magari due, i miei libri saranno in qualche libreria. Forse un passante ne noterà uno su una mensola polverosa di chissà dove e dirà: ma fammi vedere un po’ qua che c’è scritto! E per qualche minuto condividerà con te tutte quelle notti passate sveglia a sognare il principe azzurro nella tua stanzetta in subaffitto che non potrai mai permetterti senza l’aiuto dei tuoi, continuando a credere che un giorno sì, un giorno ci sarai anche tu su Wikipedia!

Per ora io sono a questo punto qui. Non so e non voglio sapere cosa accadrà domani. Troppo disfattista, ma una cosa ci tengo a dirla, e seria stavolta: scrivere me l’ha cambiata la vita. Davvero. Perché adesso continua a fare tutto sempre discretamente schifo, ma almeno ho trovato un mondo tutto mio dove ho le tette grosse, sono francese, ho almeno duecento uomini in fila sotto casa che aspettano con ansia decida di uscire con loro e in quel mondo fantastico i panni non si sporcano mai, i piatti si lavano da soli e Britney Spears pesa duecentoventi chili!

Di Cecile Bertod

Potete continuare a seguire le disavventure di Cecile (questa volta come scrittrice) su:

http://www.cecilebertod.it/

https://www.facebook.com/mycecilebertod?ref=hl

Cambia mestiere N. 1: i suggerimenti di Laura Bellini.

laura foto

Laura Bellini

Inauguriamo con la brava scrittrice Laura Bellini la sezione dedicata ai possibili mestieri alternativi. Caro esordiente, se ti va male c’è sempre un’alternativa…

«Hai davvero pubblicato dei libri?»

È una delle domande che ci si sente rivolgere più spesso quando si incontra qualcuno che ha casualmente trovato il tuo romanzo in libreria. Ti guardano come se fossi diventato un alieno e tu ti accorgi che nella loro mente si stanno formando immagini di soldi facili e notorietà.

«È il tuo lavoro, quindi?»

Eccola la domanda successiva, quella che ti permettere di infrangere tutti i loro vaneggiamenti.

«Si guadagna dal sette al dieci per cento sul prezzo di copertina, dubito che la vendita dei miei romanzi sia in grado di dare da mangiare a me e ai miei figli!»

In effetti è così, se non sei tra i pochi fortunati ad aver venduto milioni di copie, difficilmente quello dello scrittore potrà essere un mestiere per te, piuttosto dovrai barcamenarti fra una marea di altri impegni e la passione che ti spinge a creare storie.

Io, per esempio, nonostante abbia pubblicato sette romanzi, ho due lavori. Faccio  l’estetista in un centro massaggi del mio paese e la cuoca, (due giorni a settimana), nella caserma dei vigili del fuoco.

Strappo peli a signore attempate che vengono in vacanza nei centri termali cercando un amore passeggero che le faccia sentire ancora ragazzine, oppure taglio calli, respiro l’aroma inconfondibile dei funghi delle unghie, estirpo punti neri sperando che strizzando troppo il naso non fuoriesca altro, o faccio massaggi a persone convinte che una volta entrati nell’acqua termale non si debba più fare una doccia. Un ciclo di cure termali dura dodici giorni…

C’è da dire che stare fra la gente mi è d’aiuto per la costruzione dei personaggi dei miei romanzi. Perché fare l’estetista, a volte, è un po’ essere psicologi e saper ascoltare ciò che i clienti ti raccontano.

Essendo però questo un lavoro prettamente estivo e dovendo io fare la spesa anche in inverno, ho avuto la fortuna di trovare un posto come cuoca nella sopracitata caserma. Questo è il lavoro dei miei sogni, adoro cucinare, e quando ho iniziato già pregustavo l’idea dei manicaretti che avrei potuto creare, ma come spesso accade, la realtà non è proprio quella che si immagina.

La mia ditta si aspetta che in due ore io riesca, nell’ordine, a pulire, compilare una quantità indefinita di moduli, sistemare la merce in arrivo, eliminare gli involucri della merce, preparare il pranzo per mezzogiorno composto da un primo, contorni freddi, un contorno caldo, secondo e frutta, sparecchiare, lavare i piatti e ripulire ogni cosa prima di poter andare a casa. Ah…dimenticavo! Ogni cosa che si tocca va sanificata!!!

Adoro questo lavoro e non lo cambierei con niente al mondo, ma per guadagnarsi la pagnotta bisogna sudarsela, purtroppo non è sufficiente avere il proprio nome in copertina ed essere esposto fra gli scaffali di qualche libreria.

Eppure sono sicura che a qualsiasi scrittore, o aspirante tale, voi domandiate se la fatica vale la candela, la sua risposta sarà sempre affermativa.

Non c’è niente di più gratificante che vedere le pagine bianche che, a poco a poco, si anneriscono di parole. Niente che ti fa compagnia più dei personaggi di cui stai narrando le vicende. Essi ti faranno isolare dal mondo, perdere diottrie davanti allo schermo del computer, arrabbiare quando non seguiranno quello che tu avevi previsto per loro, ma saranno i tuoi migliori amici anche una volta che avrai posto la parola fine al romanzo.

Ecco perché noi, poverini squattrinati scrittori, continuiamo a scrivere e lo faremo anche se non guadagnassimo un caffè a settimana con le vendite dei nostri lavori!

Potete seguire Laura Bellini sulla sua pagina ufficiale  di Facebook https://www.facebook.com/IlMondoDopoTe?fref=ts

Lezione n. 1 Io uno scrittore? Quando mai!

diventare_scrittore

di Coralba Capuani

Inauguriamo la serie di (s)consigli agli esordienti iniziando da una delle regole più importanti: mai fare coming out o più semplicemente outing.

Negare, negare, negare fino alla prova evidente (la pubblicazione cartacea per un importante editore) di essere uno scrittore.

Già immagino l’espressione attonita che deve aver assunto la vostra faccetta.

E perché mai vi stareste chiedendo, anzi, io ne vado così fiero, obietterete.

E no, caro esordiente, così non va proprio. Ma vuoi  proprio rovinarti la vita?

Eh, sì, perché ammettere di essere uno scrittore, di occuparsi di scrittura non per hobby ma per passione, dedicandole impegno e ogni minuto del proprio tempo, magari pure con la speranza di prendere la qualifica di “scrittore per mestiere”, vuol dire suscitare la preoccupazione di chi ci sta accanto: famiglia, fidanzato/a, figli, amici, colleghi ecc. E questo a maggior ragione se non si ha un’occupazione vera!

Faccio qualche esempio così ci capiamo.

1 – Probabile reazione di colleghi/conoscenti.

 

«Ma che fa X, lavora?»

«Allora tu non sai niente?»

«No, che devo sapere».

«Si è messo in testa di fare lo scrittore».

«Ma dai, non scherzare sempre».

«Giuro».

«Non può essere, sembrava una persona normale».

«Da quando ha perso il lavoro non fa che scrivere, e tu pensa che vorrebbe pure pubblicare!»

«Poverino, deve essere davvero depresso per essersi ridotto così…»

2 – Probabile reazione famiglia

 

«Ciao Luisa, allora come va, tutto bene a casa?»

«Insomma».

«Come mai, qualcosa ti preoccupa?»

«Roberto».

«E che c’ha, tuo figlio non sta bene?»

«Per stare bene sta bene, solo che da quando si è lasciato con Francesca sta sempre appiccicato al pc».

«E va be’, cose di ragazzi, gli passerà. E, senti, ma lavora?»

«È questo il problema, zia».

«È disoccupato, l’hanno licenziato?»

«Scrive».

«Ma di lavoro?»

«Scrive».

«Ho capito, ma di lavoro che fa?»

Ecco, io vi ho avvisato, a vostro rischio e pericolo.