Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere

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Leggo il commento di Bianca Stanco  sull’intervista rilasciata a Il Giornale, dal critico letterario Alfonso Berardinelli e trovo un continuo ritorno di giudizi lapidari del tipo:

“…impossibilità dell’esistenza di classici contemporanei”.
della letteratura è rimasto soltanto il nome. È l’ora dei velleitari, specie in poesia”.
“… la critica ha perso il ruolo trainante e militante”.
“… svuotamento intellettuale nel panorama editoriale contemporaneo, un declassamento della poesia e della narrativa …”.
“Narrativa e poesia si sono così dilatate da essere entità senza forma né confini”.
“È un caso disperato. … il 90 % della poesia che si pubblica non è né brutta né bella. È nulla. Nessuno potrebbe leggerla”.
La poesia “è diventata il genere letterario di chi non sa scrivere”…“i poeti mediamente non hanno idea di cosa sia un verso”.

Da brivido!, ma è davvero così?

No, non può essere così.

Con tutto il rispetto che sempre nutro per chi ha militato per anni nell’ambiente letterario e culturale che certamente ha molto da insegnare, soprattutto a me, ciò nonostante mi sento di dissentire. In questo nostro millennio la letteratura sta sicuramente soffrendo di ipossia dovuta al sovraffollamento, ma siamo sicuri che sia davvero un male?, non è invece uno stimolo alla ricerca, alla critica e alla curiosità?
Sento dire:
“Se l’editoria si rifiutasse di pubblicare almeno i due terzi di quello che pubblica, si riuscirebbe a fare un po’ di chiarezza”.
La campana stona un po’.
Si dà troppa importanza alle case editrici, in fondo sono “enti commerciali” che vivono e proliferano sull’attivo di bilancio. Non è sano conferire il potere di indottrinarci a chi ha troppi interessi da soddisfare. L’obiettività non è una virtù che appartiene al business. Un tempo si diceva: “Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere”, e oggi si vorrebbe che il contadino ci dicesse ciò che è buono? Ciò che piace lo decide il lettore non il venditore perché se così non fosse allora avrebbe ragione Sgarbi quando ci chiama capre. Siamo un popolo istruito, distratto forse, un po’ pigro, ma il popolo dei lettori è un popolo istruito e i mezzi di informazione non mancano.
Leggo sull’articolo di Bianca Stanco:
Il lettore medio non ha più le facoltà per scegliere e comprendere di cosa parla un libro.”
Rabbrividisco e m’indigno.
Io sono una lettrice media e non permetto a nessuno di dirmi che non ho la FACOLTA’ di scegliere e comprendere di cosa parla un libro. Un urlo mi squarcia dentro e mi sento ferita da questa affermazione.
È vero che l’enormità della produzione di libri (vado cauta e non definisco tutta la produzione in circolazione chiamandola: romanzo e neanche opera) può metterci in mano delle vere ciofeche e ciò può deluderci, può indignarci perché ci sentiamo frodati: pensavamo di poterci concedere un momento di bella lettura invece no; ma ciò succederà qualche volta, non sempre; certe lezioni si imparano e aiutano a raffinare le scelte; se si dovesse ripetere potrebbe essere solo per un difetto di distrazione. Ci stiamo abituando un po’ tutti a leggere gli incipit che spesso sono disponibili anche sulle biblioteche on line; abituiamoci a essere propositivi, costruttivi e critici. Abituiamoci ad ascoltare il consiglio di amici, il passaparola rimane sempre il miglior modo per scegliere con il minimo rischio.
Ancora: “da solo il lettore non capisce che sapore ha un libro”. Un’affermazione di questo tipo denota un orribile disprezzo verso i lettori considerati al pari di humus, frutto della degradazione e rielaborazione degli interessi commerciali delle multinazionali dell’editoria e buono solo come fertilizzante per far fiorire talenti senza talento e casi letterari senza caso.

Per quanto riguarda poi l’affermazione che: “I narratori hanno un solo obiettivo, ossia il Premio Strega”, e ancora “l’assenza di scrittori creativi, coscienti, in grado di rapportarsi con il pubblico e soprattutto consapevoli della cosa da raccontare” mi ariva come alibi e denota inerzia e pigrizia a conferma che chi vuole davvero fare informazione e critica letteraria deve armarsi di pazienza, falce e macete per avventurarsi nella giungla di edizioni che vengono sfornate ogni giorno. Il critico letterario non può più starsene seduto comodo sul divano e aspettare che gli arrivino i libri da leggere e recensire fidandosi del marchio editoriale impresso in copertina, oggi il critico letterario deve cambiare strategie e scavare con pazienza, intuizione e un pizzico di fortuna, come fanno e hanno sempre fatto gli archeologi.
Chi afferma che “La letteratura non ha più a disposizione un pubblico competente, né nell’ambito della narrativa né in quello della poesia. Non vi è più la ricerca di nuovi talenti, di curiosità.”, apparterrà forse a quella parte della critica stanca, che ha tanto operato nel settore d’aver esaurito l’amore per la ricerca della cultura il cui entusiasmo si è spento, soffocato dal peso delle troppe novità tecnologiche un po’ incomprese e un po’ pressanti che ora vorrebbe riposare sugli allori e invece gli allori riconosciuti sono inferiori alle aspettative?

M.B.

La Fiera delle Parole contro Bitonci – atto unico

 

Antefatto
PADOVA. Nel documento di programmazione attività culturali allegato al bilancio di previsione 2016 manca la Fiera delle Parole, non è prevista, cancellata!, dimenticata? No, sostituita.

fiera delle parole

Sembra che nell’organizzare l’edizione del 2015 il/la Patron del Festival della parola scritta sig.ra Bruna Coscia non abbia accolto i suggerimenti del sindaco. Massimo Bitonci si è risentito decidendo di sopprimere l’evento per poterlo organizzare liberamente secondo le linee previste dalla sua giunta: “…, non vedo per quale motivo il sottoscritto, che non più tardi di un anno e mezzo fa è stato votato dalla maggioranza dei padovani insieme con un preciso programma elettorale pure in campo culturale, dovrebbe ora disattendere quel programma e replicare gli eventi culturali delle amministrazioni precedenti.” (Corriere del Veneto 20/01/2016)

La Fiera delle Parole che è arrivata alla sua 9° edizione, le prime 4 svoltesi a Rovigo e traslocata a Padova dal 2011, ha offerto negli anni incontri e spettacoli vantando la presenza di intellettuali, autori e artisti che hanno sempre dimostrato di apprezzare la nostra bella città e la sua iniziativa.
Il centro storico della città per una settimana si è animato di eventi organizzati nei palazzi simbolo della cultura e spettacolo patavino come il teatro Verdi; il meraviglioso palazzo della Ragione, il Palazzo Moroni, sede del municipio; le scuole e la storica Università, la seconda in Italia dopo Bologna che nella lista dei nomi illustri che hanno vi insegnato può vantare la presenza di Galileo. Il caffè Pedrocchi, detto caffè senza porte, antico ritrovo degli intellettuali; per non parlare delle librerie grandi e piccole che in occasione di avvenimenti come questo sono per ovvi motivi in prima linea. L’offerta fornita ha ottenuto risultati crescenti negli anni e l’ultima edizione, quella di ottobre 2015, ha attirato in città 70 mila persone in sei giorni.
Si conclude così la storia della Fiera delle Parole versione padovana. La 10° edizione dovrà trovare una nuova location. Padova chiude le porte alla kermesse di Bruna Coscia.
sgarbi e bitonciDichiara il sindaco Massimo Bitonci: “Ho proposto a Vittorio Sgarbi di fare il direttore artistico di un grande festival letterario che si terrà a Padova in ottobre. Un festival aperto davvero a tutti, senza alcuna ideologia di carattere politico. Un festival ad amplissimo raggio, con la presenza di autori italiani e internazionali. Un festival che avrà una formula e magari anche un nome diversi da quelli che ha avuto in passato”.
Diceva un noto cantautore: “Non cambiar la regola, se regola già c’è” e se poi la regola non era così male?, ma già ben collaudata?, un peccato cancellarla. Certo le imperfezioni ci sono, ma i collaudi a questo servono. Non sarebbe stato meglio partire da una piattaforma già strutturata per ingigantire l’evento?
La ragione della scelta drastica di eliminare la Fiera delle Parole per avviare un evento culturale tutto nuovo mi sembra la conseguenza di una totale mancanza di umiltà e dello smarrimento dell’obiettivo che rende sacro un evento culturale: la cultura.
Non riusciamo proprio a imparare niente dalla storia. Siamo davvero i figli sciocchi dell’Antica Grecia? Le guerre si fermavano durante i giochi Olimpici e noi non riusciamo a mettere da parte l’arrivismo e i giochi di potere per celebrare degnamente le doti letterarie di intellettuali e artistiche?
Tutti pronti a schierarsi ora da una parte e ora dall’altra. Sembra la fiera del galletto, il galletto padovano appunto, che impettito fronteggia l’avversario pronto a morire pur di difendere la posizione di supremazia. Le guerre iniziano sempre così e poi tutti perdono sempre qualcosa. Non imparerà mai l’essere umano che le sinergie aiutano a migliorare e a crescere?
Ed è così che la kermesse letteraria che poteva diventare un evento di risonanza internazionale e dare risalto alla nostra bella città, la città dei “Gran Dottori” ora cambierà volto.
Intanto la Fiera delle Parole inventata e organizzata da Bruna Coscia, è contesa dalle città e paesi limitrofi, la vuole Verona, la chiede Este, la reclama Rovigo. Questo evento sta prendendo un’identità itinerante.
apollo1Non ci resta che invocare la protezione di Apollo e sperare che non imbracci il suo arciere.
Alla fine, tra i due litiganti potrebbe risultare vantaggioso avere due eventi a cui assistere e, se vogliamo vedere il lato positivo, una maggiore offerta culturale: un festival di sinistra e uno di destra e, noi in mezzo; noi che poco ci curiamo delle beghe di palazzo; che leggiamo il libro e non incensiamo l’autore; che non chiediamo la razza, la religione, l’ideologia dell’autore quando acquistiamo un libro, ma leggiamo la sinossi e l’incipit per capire se ci può piacere la storia; noi che siamo critici e sappiamo leggere con attenzione cogliendo il buono e lasciando il cattivo, sposando il giusto e condannando gli errori.

Speriamo però che non si mettano in competizione per farsi i dispetti e che scelgano due periodi diversi per non trovarci nell’imbarazzo di dover scegliere a quale evento partecipare, perché a casa si fa zapping comodamente seduti sul divano quando le emittenti si fanno concorrenza con programmi interessanti, in casi particolari si registra una trasmissione mente se ne segue un’altra, ma per essere presenti agli interventi di due autori contemporaneamente ci vuole quel dono che ci è stato negato e che nemmeno la scienza è ancora stata in grado di produrre, chissà se Apollo ci verrà in aiuto lo chiederemo alla la sacerdotessa detta Pizia.

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#UNAVALIGIADILIBRI

BENVENUTI

NELLA BIBLIOTECA DI LETTERANDO

Interior_Ancient_Library_016920_

Libro Vecchio (Prima pubblicazione 1938) I quarantanove racconti di Ernest Hemingway
etichetta i49racconti

Libro nuovo (2015) Favole del morire di Giulio Mozzi

favole del morire

Libro Vecchio (Prima pubblicazione 1869) GUERRA E PACE  di Lev Tolstoj

etichettaguerra e pace
e Libro nuovo (2003) NAPOLEONEONE La voce del destino – Il sole di Austerlitz DI MAX GALLO

etichetta NAPOLEONE

Libro Vecchio (1961)    DAI, MARZOLINA!  di BERTHE BERNAGE

etichettaMarzolina

e Libro nuovo  (2012) Storia dell’Immondizia di Mirco Maselli

etichettaimmondizia

Libro Vecchio (1960)   LA NOIA  di Alberto Moravia

etichetta LA NOIA

e Libro nuovo  (2007) RABBIA di Chuck Palahniuk

etichetta rabbia

Libro Vecchio (1961)   UN CUORE ARIDO di Carlo Cassola

etichettaun cuore arido

e Libro nuovo  (2015) SIRENA di Barbara Garlaschelli

etichettasirena

Libro Vecchio (in prima pubblicazione nel 1956) Angelica di Anne e Serge Golon

angelica

Libro nuovo – 2015 L’amica più preziosa di Monica Bauletti

etichettaL'AMICA

Libro Vecchio (in prima pubblicazione nel 1958) Il Gatto0pardo di Tomasi di Lampedusa

etichetta gattopardo

 

Libro nuovo – 2015 Il cuore aspro del

 etichetta il cuore

Libro Vecchio (in prima pubblicazione nel 1922) Siddharta di Hermann Hesse

 siddharta

Libro nuovo – 2013 L’OCEANO NEL POZZO di Nino Famà

l'ocenao

 

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Davide Bottiglieri – Le cronache di Teseo

Carissimi amici oggi la famiglia di Letterando si allarga e accoglie un nuovo autore che vado a presentarvi.

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Nome: Abraham Tiberius Wayne (alias Davide Bottiglieri)
data e luogo di nascita: 28 aprile del 1992. Salerno (Italia)
segno zodiacale: Toro
blog: Abram Tiberius Wayne
Nonostante la sua giovane età ha già una collezione di riconoscimenti di tutto rispetto:
– Premio Letteratura Italiana Contemporanea nel settembre 2014, indetto dalla Laura Capone Editore con la quale compie il suo esordio editoriale con la silloge Poeti Contemporanei.
– Nel 2014 viene inserito nella collana Riflessi della Pagine Editore.
– Nel maggio 2015 vince il XII Concorso di Poesia d’Amore ” Tra un fiore colto e l’altro donato” indetto dalla Aletti Editore.
– Nel luglio 2015 viene pubblicato nell’omonima silloge.
– Vince il concorso “Cronache dalle terre oscure”,con tre racconti brevi fantasy.
– Nell’agosto 2015 viene pubblicato nell’antologia Felicemente Horror vincendo la selezione proposta dal noto blog letterario Pegasus.
– Sempre nell’ottobre 2015 risulta finalista del concorso “E’ già autunno!” indetto dalla Montegrappa Edizione e viene inserito nella XVII raccolta antologica “Les cahiers du Troskij Cafè”.

Davide è nostro ospite perchè voglio presentarvi il suo libro:

Le cronache di Teseo

Racconti – Edizioni Les Flaneurs

Authore: Abraham Tiberius Wayne (Davide Bottiglieri)

€ 2.99

“Un libro che raccoglie sei racconti dedicati all’eroe greco Teseo. Un fantasy dall’anima ellenica”.

Un libro che raccoglie sei racconti dedicati all’eroe greco Teseo. Un fantasy dall’anima ellenica”.
È proprio così che si presenta questo libro che si legge veloce e con piacere. Davide ci racconta le prove che si trova a dover affrontare Teseo per dimostrare di meritare il trono in successione al padre.
È un viaggio fantastico che l’autore descrive poggiando sulle basi della mitologia classica arricchendo di particolari fantasiosi che ne alleggeriscono il peso e animano di avventura. Molti sono i nomi di dei, semidei, eroi, e altre figure, più o meno moti a tutti, che hanno popolato i racconti epici e che l’autore mette a intralciare il cammino dell’eroe, a volte per aiutarlo nelle sfide altre volte per mettere a prova la sua forza, la sua saggezza, la sua umanità e il suo valore di uomo e di guerriero al fine di forgiare la figura ideale di sovrano. È così che l’autore ci consegna l’immagine di un re esemplare: un sovrano ideale.
Le scene di lotta sono ben descritte e le atmosfere che ne emergono sono in perfetta sintonia con l’epoca riuscendo tuttavia ad evocare immagini fantastiche che scivolano in paesaggi degni della classica narrazione fantasy e quello che io definirei l’universo fantastico.

“La raccolta mira a interessare lettori adolescenti! La mitologia classica è bellissima, tuttavia non sempre la si fa apprezzare a dovere nei licei (io per primo l’ho amata tardi); inoltre c’è da aggiungere che non si tratta di una lettura semplice perché spesso appesantita dagli intervalli filosofici che ne rallentano un po’ il ritmo. Ho provato a riproporre degli episodi che ho trovato affascinanti, in una forma più appetibile all’adolescente di oggi (gli scontri e la violenza non sono mai mancati nell’epica classica), facendo attenzione a non alterare la storia e le caratteristiche del mito: in pratica, ho cercato di trovare una chiave di avvicinamento alla letteratura greca per chi non la digerisce ancora nella sua forma originale”.

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Quindi un libro adatto a tutte le età, molto originale che noi di Letterando consigliamo e vi consigliamo anche di tenere d’occhio questo autore emergente che non mancherà di regalarci ancora sorprese e successi.

Dalla coltura alla cultura. L’autore di oggi è ENRICO GROSSI

grossiCari amici di Letterando oggi vi presentiamo Enrico Grossi di Luzzara in provincia di Reggio Emilia che ora vive a Suzzara in provincia di Mantova.
Il nostro amico Enrico è un operatore agrario e, scusate la battuta ma non posso resistere, nel suo caso devo proprio dire: dalla coltura alla cultura! Ok, battuta scontata, ma pur sempre veritiera.
Enrico si occupa di giardinaggio, che è la sua qualifica, ma anche di molto altro infatti l’ospite di oggi è un personaggio dai mille talenti, nella sua biografia Enrico elenca tutto ciò:

Enrico: Scrittura come Hobby. Scrivo racconti dall’età di 15 anni. Mi sono cimentato anche nell’horror e Giallo. Svolgo l’attività di giornalista Free Lance con alcuni siti di cronaca locale, scrivo articoli di cronaca della zona di Suzzara MN, sport avvenimenti culturali e altro. Sono in possesso inoltre vari attestati di corsi di uso di computer e sono un autodidatta dell’assemblaggio di scripts in html e costruzione di siti web.

Tra tutte queste attività Enrico predilige la scrittura ed è a quella che aspira, ma si sa bisogna pur vivere e siccome al giorno d’oggi chi “scrive non mangia” il lavoro che sostiene è sempre un altro, vero Enrico?

Endico: Guadagni sulle attività sopracitate nulla infatti, lavoro come giardiniere con tosa erba taglia legna e altro, tra sterpaglie e segatura volante mi vengono della idee che poi metto nei file, un po’ come un ragazzo americano degli anni 70-80 che abitava a Caslte rock, posto non certo entusiasmante penso, come la bassa padana dove abito. Come diceva Guareschi, in riva al Po è un mondo a parte in estate ci sono 30 gradi e umidità al 120% frotte di Zanzare che sembrano aviogetti e oggi anche nutrie a volontà che rosicchiano gli argini, in inverno una nebbia tanto fitta che ci appoggi la bicicletta contro e resta in piedi.
Qua nessuno viene in vacanza anzi se si può si fugge. Per scrivere però di soggetti ce ne sono parecchi.

Bene, ed è di quello che ha bisogno uno scrittore, no? Che se ne fa di un’isola tropicale, mare limpido, sole splendente, e turisti che non fanno niente dalla mattina alla sera se non pensare a divertirsi? Scherzi a parte, chi scrive sta bene ovunque perché non è mai fermo da nessuna parte, la sua mente è sempre in viaggio. Quindi Enrico tu scrivi per evadere dalla realtà oppure perché la realtà in cui vivi ti offre sempre stimoli nuovi?

racconti grossiEnrico: Perché scrivo? Dirlo e piuttosto complicato. Non so se scrivo per altri che mi leggono o per me, eterno dubbio di chi scrive. In ogni modo non riesco a stare lontano dal testo scritto da quando avevo dodici anni.
Scrivevo piccoli racconti di fantascienza e gialli sui quaderni. Inizialmente erano ispirati ai telefilm come UFO o dai Gialli, uno su tutti: “Lungo il Fiume Sull’ Acqua”, “l’America di Nero Wolfe di Buazzelli” Poi dalle infinite letture in biblioteca pubblica, la mia seconda casa. Sono passato dalla scrittura a mano alle Olivetti e poi al Computer.
Un altro incentivo è stato lo sport. Da quando mi occupo di hockey pista, da dirigente, scrivo gli articoli sulle partite per i giornali on line. Scrivo articoli anche sulle partite di calcio per la cronaca locale, questo ha tenuto accesa in me la fiamma pilota della scrittura. Le idee mi circondano, non le cerco, arrivano da sole. Un paesaggio, una persona che compie un gesto, un fatto di cronaca, un mix che riempie il foglio bianco di word. Oggi sono nella parte discendente della vita però scrivere mi allontana l’ossessione del tempo che corre. Ogni giorno, mi alzo bevo un latte caldo accendo il personal computer e scrivo, lo faccio e basta. Oltre che per il magazine web, scrivo dei racconti. Ho scritto un romanzo, spero che qualcuno lo legga.

Te lo auguriamo anche noi caro Enrico, la scrittura è un vizio sano che non si deve perdere ma si deve coltivare e come tutti i vizi per prima cosa deve produrre soddisfazione sennò che vizio è?, se poi rende ricchi e famosi tanto meglio!

Con questa storia di vita da scrittore, cari amici di Letterando, noi vi diamo appuntamento al prossimo mercoledì, Alto scrittore, altra avventura. Buona settimana a tutti

Grazie Enrico per averci parlato di te e davvero tanti auguri per tutto.

Lezione N. 2: chi ha paura dell’editoria?

case ed.

di Monica Bauletti

“Più mi addentro nel mondo dell’editoria e meno ne capisco” questo mi ha detto oggi la mia amica Antonia Serranò che, sfondata la porta dell’editoria, dopo aver pubblicato il suo romanzo “L’undicesimo maestro” con contratto editoriale regolare e non a pagamento, era convinta di essere ufficialmente entrata nel modo della letteratura, editata ed edita.

 

A me è venuta in mente un’altra citazione invece: “Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate”.

 

E questa è la lezione n. 2

 

Se chi di voi è convinto che la fatica più grande sia dare forma all’idea che si porta dentro, riuscire a raccontare la storia che tanto preme, resterà subito deluso. La strada è tutta in salita.

 

Un autore serio che tiene a far bella figura e vuole scrivere un testo di qualità, dopo aver messo la parola

F I N E  al suo romanzo deve cominciare a lavorare davvero. Le fasi sono le seguenti:

  • La revisione e correzione delle bozze. Bisogna leggere, rileggere e ancora leggere. Ma non per lodarsi e pensare “ma come sono brava! Ma come sono stata bravo! Ma sono stata/o proprio io a scrivere queste meravigliose righe?” No, bisogna tirare fuori tutta la cattiveria e diventare il nostro peggior lettore.
  • La caccia alla casa editrice. Allora ti attacchi a internet e trovi tutti gli indirizzi possibili, ascolti i discorsi di altri colleghi aspiranti scrittori ti confronti e poi cominci a mandare il file a tutti, stai tranquilla nessuno te lo ruberà. Rompi i cosi che non si dicono a tutti perché ti leggano e ti prepari ai rifiuti. Non tutti ti diranno che non sono interessati e nessuno ti dirà perché non va e non è interessato, per lo meno non ti dirà il motivo vero.
  • Anche con le agenzie si può provare, ma si evolve tutto e quelle agenziaEche leggevano e non chiedevano soldi hanno scoperto che si guadagna anche solo a leggere e ora cominciano a chiederti soldi anche per valutare se gli interessa o meno il tuo romanzo così ti trovi a spendere soldi per sentirti dire che non lo vogliono. Però! Ti mandano al quel paese e ti fanno anche pagare. L’Italia moderna è anche questo.
  • Un’altra cosa che si può e si deve fare è partecipare ai concorsi, concorsi e ancora concorsi.
  • L’insidia peggiore è la casa editrice a pagamento. Vi diranno: “il tale autore ha pagato per pubblicare il suo libro”, e i nomi ti faranno raggelare uno che ha impressionato me è il nome di Moravia, sì, Moravia si è auto-pubblicato. Altri tempi, altre epoche, altra mentalità cari miei. Voi penserete: be, se si è pubblicato lui chi sono io per pretendere che mi pubblichino senza pagare?” io vi chiedo: “Chi pensate di essere per forzare la selezione e imporre la vostra opera pagando una “tipografia” perché riversi centinaia di vostri libri sugli scaffali?”. L’EPA non è ben vista da nessuno, non piace ai critici letterari e non vi faranno mai nessuna recensione. Sarete visti da tutti gli addetti ai lavori come il tifo murino. Vi sentirete degli intrusi e degli abusivi in ogni ambiente. L’editoria a pagamento è sconsigliata, è controproducente.
  • Invece il selfpublishing è tollerato da tutti, anzi le CE spesso tengono d’occhio le classifiche perché potrebbero trovare proprio lì l’opera dell’anno il futuro premio bancarella.

 

Questi sono alcuni dei passi che uno scrittore esordiente deve fare.

Inutile dire che se siete già famosi, non so, magari per degli inchini fatti e che hanno causato disastri ambientali e altri drammi ben più gravi, i punti elencati non valgono, è ovvio! Siete già famosi e contesi, potete pubblicare il vostro libro saltando la fila e beccandovi subito una laurea a honorem e una cattedra all’università, ma questa è un’altra storia. Noi, restiamo sul consueto, sulle regole giuste o ingiuste, fate voi.

Con questa prima parte di lezione che ha la presunzione di volervi illuminare la via verso il successo editoriale, non abbiamo spiegato ancora le perplessità della nostra Amica Antonia, ma ci arriveremo presto, la strana per la consapevolezza è ancora lunga.

La seconda lezione finisce qua.

La prossima puntata parleremo d’altro.

Chi ha esperienze da condividere lasci un commento.