Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere

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Leggo il commento di Bianca Stanco  sull’intervista rilasciata a Il Giornale, dal critico letterario Alfonso Berardinelli e trovo un continuo ritorno di giudizi lapidari del tipo:

“…impossibilità dell’esistenza di classici contemporanei”.
della letteratura è rimasto soltanto il nome. È l’ora dei velleitari, specie in poesia”.
“… la critica ha perso il ruolo trainante e militante”.
“… svuotamento intellettuale nel panorama editoriale contemporaneo, un declassamento della poesia e della narrativa …”.
“Narrativa e poesia si sono così dilatate da essere entità senza forma né confini”.
“È un caso disperato. … il 90 % della poesia che si pubblica non è né brutta né bella. È nulla. Nessuno potrebbe leggerla”.
La poesia “è diventata il genere letterario di chi non sa scrivere”…“i poeti mediamente non hanno idea di cosa sia un verso”.

Da brivido!, ma è davvero così?

No, non può essere così.

Con tutto il rispetto che sempre nutro per chi ha militato per anni nell’ambiente letterario e culturale che certamente ha molto da insegnare, soprattutto a me, ciò nonostante mi sento di dissentire. In questo nostro millennio la letteratura sta sicuramente soffrendo di ipossia dovuta al sovraffollamento, ma siamo sicuri che sia davvero un male?, non è invece uno stimolo alla ricerca, alla critica e alla curiosità?
Sento dire:
“Se l’editoria si rifiutasse di pubblicare almeno i due terzi di quello che pubblica, si riuscirebbe a fare un po’ di chiarezza”.
La campana stona un po’.
Si dà troppa importanza alle case editrici, in fondo sono “enti commerciali” che vivono e proliferano sull’attivo di bilancio. Non è sano conferire il potere di indottrinarci a chi ha troppi interessi da soddisfare. L’obiettività non è una virtù che appartiene al business. Un tempo si diceva: “Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere”, e oggi si vorrebbe che il contadino ci dicesse ciò che è buono? Ciò che piace lo decide il lettore non il venditore perché se così non fosse allora avrebbe ragione Sgarbi quando ci chiama capre. Siamo un popolo istruito, distratto forse, un po’ pigro, ma il popolo dei lettori è un popolo istruito e i mezzi di informazione non mancano.
Leggo sull’articolo di Bianca Stanco:
Il lettore medio non ha più le facoltà per scegliere e comprendere di cosa parla un libro.”
Rabbrividisco e m’indigno.
Io sono una lettrice media e non permetto a nessuno di dirmi che non ho la FACOLTA’ di scegliere e comprendere di cosa parla un libro. Un urlo mi squarcia dentro e mi sento ferita da questa affermazione.
È vero che l’enormità della produzione di libri (vado cauta e non definisco tutta la produzione in circolazione chiamandola: romanzo e neanche opera) può metterci in mano delle vere ciofeche e ciò può deluderci, può indignarci perché ci sentiamo frodati: pensavamo di poterci concedere un momento di bella lettura invece no; ma ciò succederà qualche volta, non sempre; certe lezioni si imparano e aiutano a raffinare le scelte; se si dovesse ripetere potrebbe essere solo per un difetto di distrazione. Ci stiamo abituando un po’ tutti a leggere gli incipit che spesso sono disponibili anche sulle biblioteche on line; abituiamoci a essere propositivi, costruttivi e critici. Abituiamoci ad ascoltare il consiglio di amici, il passaparola rimane sempre il miglior modo per scegliere con il minimo rischio.
Ancora: “da solo il lettore non capisce che sapore ha un libro”. Un’affermazione di questo tipo denota un orribile disprezzo verso i lettori considerati al pari di humus, frutto della degradazione e rielaborazione degli interessi commerciali delle multinazionali dell’editoria e buono solo come fertilizzante per far fiorire talenti senza talento e casi letterari senza caso.

Per quanto riguarda poi l’affermazione che: “I narratori hanno un solo obiettivo, ossia il Premio Strega”, e ancora “l’assenza di scrittori creativi, coscienti, in grado di rapportarsi con il pubblico e soprattutto consapevoli della cosa da raccontare” mi ariva come alibi e denota inerzia e pigrizia a conferma che chi vuole davvero fare informazione e critica letteraria deve armarsi di pazienza, falce e macete per avventurarsi nella giungla di edizioni che vengono sfornate ogni giorno. Il critico letterario non può più starsene seduto comodo sul divano e aspettare che gli arrivino i libri da leggere e recensire fidandosi del marchio editoriale impresso in copertina, oggi il critico letterario deve cambiare strategie e scavare con pazienza, intuizione e un pizzico di fortuna, come fanno e hanno sempre fatto gli archeologi.
Chi afferma che “La letteratura non ha più a disposizione un pubblico competente, né nell’ambito della narrativa né in quello della poesia. Non vi è più la ricerca di nuovi talenti, di curiosità.”, apparterrà forse a quella parte della critica stanca, che ha tanto operato nel settore d’aver esaurito l’amore per la ricerca della cultura il cui entusiasmo si è spento, soffocato dal peso delle troppe novità tecnologiche un po’ incomprese e un po’ pressanti che ora vorrebbe riposare sugli allori e invece gli allori riconosciuti sono inferiori alle aspettative?

M.B.

#UNAVALIGIADILIBRI

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Libro Vecchio (1961)    DAI, MARZOLINA!  di BERTHE BERNAGE

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Davide Bottiglieri – Le cronache di Teseo

Carissimi amici oggi la famiglia di Letterando si allarga e accoglie un nuovo autore che vado a presentarvi.

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Nome: Abraham Tiberius Wayne (alias Davide Bottiglieri)
data e luogo di nascita: 28 aprile del 1992. Salerno (Italia)
segno zodiacale: Toro
blog: Abram Tiberius Wayne
Nonostante la sua giovane età ha già una collezione di riconoscimenti di tutto rispetto:
– Premio Letteratura Italiana Contemporanea nel settembre 2014, indetto dalla Laura Capone Editore con la quale compie il suo esordio editoriale con la silloge Poeti Contemporanei.
– Nel 2014 viene inserito nella collana Riflessi della Pagine Editore.
– Nel maggio 2015 vince il XII Concorso di Poesia d’Amore ” Tra un fiore colto e l’altro donato” indetto dalla Aletti Editore.
– Nel luglio 2015 viene pubblicato nell’omonima silloge.
– Vince il concorso “Cronache dalle terre oscure”,con tre racconti brevi fantasy.
– Nell’agosto 2015 viene pubblicato nell’antologia Felicemente Horror vincendo la selezione proposta dal noto blog letterario Pegasus.
– Sempre nell’ottobre 2015 risulta finalista del concorso “E’ già autunno!” indetto dalla Montegrappa Edizione e viene inserito nella XVII raccolta antologica “Les cahiers du Troskij Cafè”.

Davide è nostro ospite perchè voglio presentarvi il suo libro:

Le cronache di Teseo

Racconti – Edizioni Les Flaneurs

Authore: Abraham Tiberius Wayne (Davide Bottiglieri)

€ 2.99

“Un libro che raccoglie sei racconti dedicati all’eroe greco Teseo. Un fantasy dall’anima ellenica”.

Un libro che raccoglie sei racconti dedicati all’eroe greco Teseo. Un fantasy dall’anima ellenica”.
È proprio così che si presenta questo libro che si legge veloce e con piacere. Davide ci racconta le prove che si trova a dover affrontare Teseo per dimostrare di meritare il trono in successione al padre.
È un viaggio fantastico che l’autore descrive poggiando sulle basi della mitologia classica arricchendo di particolari fantasiosi che ne alleggeriscono il peso e animano di avventura. Molti sono i nomi di dei, semidei, eroi, e altre figure, più o meno moti a tutti, che hanno popolato i racconti epici e che l’autore mette a intralciare il cammino dell’eroe, a volte per aiutarlo nelle sfide altre volte per mettere a prova la sua forza, la sua saggezza, la sua umanità e il suo valore di uomo e di guerriero al fine di forgiare la figura ideale di sovrano. È così che l’autore ci consegna l’immagine di un re esemplare: un sovrano ideale.
Le scene di lotta sono ben descritte e le atmosfere che ne emergono sono in perfetta sintonia con l’epoca riuscendo tuttavia ad evocare immagini fantastiche che scivolano in paesaggi degni della classica narrazione fantasy e quello che io definirei l’universo fantastico.

“La raccolta mira a interessare lettori adolescenti! La mitologia classica è bellissima, tuttavia non sempre la si fa apprezzare a dovere nei licei (io per primo l’ho amata tardi); inoltre c’è da aggiungere che non si tratta di una lettura semplice perché spesso appesantita dagli intervalli filosofici che ne rallentano un po’ il ritmo. Ho provato a riproporre degli episodi che ho trovato affascinanti, in una forma più appetibile all’adolescente di oggi (gli scontri e la violenza non sono mai mancati nell’epica classica), facendo attenzione a non alterare la storia e le caratteristiche del mito: in pratica, ho cercato di trovare una chiave di avvicinamento alla letteratura greca per chi non la digerisce ancora nella sua forma originale”.

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Quindi un libro adatto a tutte le età, molto originale che noi di Letterando consigliamo e vi consigliamo anche di tenere d’occhio questo autore emergente che non mancherà di regalarci ancora sorprese e successi.

XXVII Salone Internazionale del Libro di Torino – 2015

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Mi hanno chiesto se vado al Salone Internazionale del Libro di Torino, ho risposto no.
Quest’anno non andrò.
Non credo che sarebbe molto diverso dall’andare alla libreria Feltrinelli o alla Mondadori della mia città, anzi andare in librerie sarà certo più comodo. Potrei andare con il tram. La Feltrinelli di Padova (la mia città) si trova davanti a Palazzo Bo: la sede storica dell’Università degli Studi di Padova dal 1539, vanta un passato importante, ha coronato d’alloro la prima donna al mondo laureata in filosofia, Elena Lucrezia Cornaro e nella Sala dei Quaranta si trova ancora la cattedra che fu di Galileo.
Il tram attraversa la riviera che divide Palazzo Bo dalla libreria Feltrinelli, non ho nemmeno il problema del parcheggio e alla Feltrinelli non mi fanno pagare il biglietto per entrare così, i soldi risparmiati li investo in libri, ma non solo, fuori dalla libreria, oltrepassato il Palazzo Bo, sono già nella zona pedonale di Padova in pieno centro storico, mi lascio sulla destra il municipio e lo storico Caffè Pedrocchi noto anche come il “Caffè senza porte“, perché fino al 1916 era aperto giorno e notte e per oltre un secolo è stato il “ritrovo” di intellettuali, studenti, accademici e uomini politici. Attraverso un vicolo e sbuco in Piazza delle Erbe dominata dal Palazzo della Ragione, oltrepasso l’arco dal quale si accede a “Sotto al Salon”. Sotto il Salone è il più antico centro commerciale di Padova e arrivo in piazza della frutta oltre la quale posso accedere alla Piazza dei Signori. Mi piace molto Piazza dei Signori, sarà per la torre dell’orologio che vi domina e sembra voler ricordare che il tempo ha una misura e non si può accelerare, ma si deve solo assecondare, quindi dimentico la fretta e adagio sincronizzo il passo e continuo tra i vicoli fino ad arrivare alla libreria Mondadori. Nemmeno lì mi fanno pagare per entrare e posso stare in mezzo a tutti i libri senza che nessuno mi mandi via.
Ecco fatto! Mi sono costruita un bel viaggetto alternativo al Salone del libro, tra cultura, storia e letteratura. Niente male direi! Un pomeriggio ideale per chi ama leggere.
Lo so che al salone ci sono anche molti eventi e non ci sono solo i libri da acquistare, lo so, lo so!
Allora, vediamo che cosa mi perdo. Vado a curiosare nel programma per vedere quali autori parteciperanno agli eventi. Cerco tra i “Grandi Ospiti” e scorro l’elenco. Sono molti i nomi di autori più o meno noti, però non ho letto niente di nessuno di quelli in elenco, possibile mi sia persa tutti questi “Grandi Ospiti”? Degli Angela ho visto molte trasmissioni, prima o poi leggerò qualche loro opera. Anche di Augias non ho mai letto niente ma mi piacciono le sue trasmissioni, Anche Aldo Busi mi incuriosisce.
Oh bella!, ma è tutta gente famosa perché apparsa in TV! Sono tutti lì, al salone per fare pubblicità al loro libro!
E che cazzo! Ma che è? Scusate l’espressione poco elegante, ma mi è scappata. È vero che siamo al salone del libro e tutti i libri sono libri ma scusate, che ci azzecca la Parodi e la Clerici con gli autori? Ditemi se un libro di cucina ha bisogno di presentazione. E poi, scusate tanto, chi scrive ricette si può davvero considerare un autore? Io cucino da anni due pasti al giorno, mi invento ricette di continuo, ma mai avrei pensato di poter esprimere il mio X-factor in un minestrone. Mah, è proprio vero che tutto fa brodo.
Comunque sarebbe stato bello se al salone ci fosse stato… che ne so? Dario Fo?, sapete che colpo!, il premio Nobel per la letteratura. Lui sì che può permettersi di fare qualsiasi cosa, anche una frittata con la cipolla andava benissimo. Ve lo immaginate che lezione di scrittura creativa e non creativa?, (lo dico per chi non apprezza il termine “creativo”. Qualcuno afferma che la scrittura deve essere veritiera ed esprimere un concetto non creare un’atmosfera con musicalità e armonie. Io no, io amo troppo le parole e mi piace leggere le frasi belle, musicali e armoniose). Dario Fo con la sua gestualità sarebbe stato capace di farci credere che l’uovo ha parlato prima di diventare frittata, ma che dico?, ci avrebbe fatto credere che l’uovo si è rotto da solo e si è sbattuto per finire sulla cipolla mentre rosola sul fuoco e. tutto questo, senza avere nemmeno un uovo in mano e nessuna padella sul fuoco che non c’è, ovvio!
Forse non mi sono letta bene il programma e mi scuso se mi è sfuggito qualcosa di importante ma non ho avvertito la presenza di nessun simbolo forte nessun personaggio autorevole che ci parli delle meraviglie della lettura? È o non è maggio il mese dedicato al libro?
Tutto sto parlare di #ioleggoperchè e poi mi trovo una serie di Grandi Ospiti che sono famosi perché fanno audience alla tv di stato. E gli ospiti internazionali? Mi devono essere sfuggiti pure quelli, chiedo scusa ma non ho riconosciuto nessuno.
Certo è che se nemmeno Valerio Massimo Manfredi ci va, non possiamo certo pretendere di trovare un Ken Follet. Va bene così, tutto sommato, almeno non rischiamo di trovare Dan Brown! vista la tendenza…, hai visto mai?

Comunque va bene così. Buon divertimento a chi va e bun riposo a chi non andrà, ma riposatevi leggendo un buon libro, mi raccomando.

Monica Bauletti

Dalla coltura alla cultura. L’autore di oggi è ENRICO GROSSI

grossiCari amici di Letterando oggi vi presentiamo Enrico Grossi di Luzzara in provincia di Reggio Emilia che ora vive a Suzzara in provincia di Mantova.
Il nostro amico Enrico è un operatore agrario e, scusate la battuta ma non posso resistere, nel suo caso devo proprio dire: dalla coltura alla cultura! Ok, battuta scontata, ma pur sempre veritiera.
Enrico si occupa di giardinaggio, che è la sua qualifica, ma anche di molto altro infatti l’ospite di oggi è un personaggio dai mille talenti, nella sua biografia Enrico elenca tutto ciò:

Enrico: Scrittura come Hobby. Scrivo racconti dall’età di 15 anni. Mi sono cimentato anche nell’horror e Giallo. Svolgo l’attività di giornalista Free Lance con alcuni siti di cronaca locale, scrivo articoli di cronaca della zona di Suzzara MN, sport avvenimenti culturali e altro. Sono in possesso inoltre vari attestati di corsi di uso di computer e sono un autodidatta dell’assemblaggio di scripts in html e costruzione di siti web.

Tra tutte queste attività Enrico predilige la scrittura ed è a quella che aspira, ma si sa bisogna pur vivere e siccome al giorno d’oggi chi “scrive non mangia” il lavoro che sostiene è sempre un altro, vero Enrico?

Endico: Guadagni sulle attività sopracitate nulla infatti, lavoro come giardiniere con tosa erba taglia legna e altro, tra sterpaglie e segatura volante mi vengono della idee che poi metto nei file, un po’ come un ragazzo americano degli anni 70-80 che abitava a Caslte rock, posto non certo entusiasmante penso, come la bassa padana dove abito. Come diceva Guareschi, in riva al Po è un mondo a parte in estate ci sono 30 gradi e umidità al 120% frotte di Zanzare che sembrano aviogetti e oggi anche nutrie a volontà che rosicchiano gli argini, in inverno una nebbia tanto fitta che ci appoggi la bicicletta contro e resta in piedi.
Qua nessuno viene in vacanza anzi se si può si fugge. Per scrivere però di soggetti ce ne sono parecchi.

Bene, ed è di quello che ha bisogno uno scrittore, no? Che se ne fa di un’isola tropicale, mare limpido, sole splendente, e turisti che non fanno niente dalla mattina alla sera se non pensare a divertirsi? Scherzi a parte, chi scrive sta bene ovunque perché non è mai fermo da nessuna parte, la sua mente è sempre in viaggio. Quindi Enrico tu scrivi per evadere dalla realtà oppure perché la realtà in cui vivi ti offre sempre stimoli nuovi?

racconti grossiEnrico: Perché scrivo? Dirlo e piuttosto complicato. Non so se scrivo per altri che mi leggono o per me, eterno dubbio di chi scrive. In ogni modo non riesco a stare lontano dal testo scritto da quando avevo dodici anni.
Scrivevo piccoli racconti di fantascienza e gialli sui quaderni. Inizialmente erano ispirati ai telefilm come UFO o dai Gialli, uno su tutti: “Lungo il Fiume Sull’ Acqua”, “l’America di Nero Wolfe di Buazzelli” Poi dalle infinite letture in biblioteca pubblica, la mia seconda casa. Sono passato dalla scrittura a mano alle Olivetti e poi al Computer.
Un altro incentivo è stato lo sport. Da quando mi occupo di hockey pista, da dirigente, scrivo gli articoli sulle partite per i giornali on line. Scrivo articoli anche sulle partite di calcio per la cronaca locale, questo ha tenuto accesa in me la fiamma pilota della scrittura. Le idee mi circondano, non le cerco, arrivano da sole. Un paesaggio, una persona che compie un gesto, un fatto di cronaca, un mix che riempie il foglio bianco di word. Oggi sono nella parte discendente della vita però scrivere mi allontana l’ossessione del tempo che corre. Ogni giorno, mi alzo bevo un latte caldo accendo il personal computer e scrivo, lo faccio e basta. Oltre che per il magazine web, scrivo dei racconti. Ho scritto un romanzo, spero che qualcuno lo legga.

Te lo auguriamo anche noi caro Enrico, la scrittura è un vizio sano che non si deve perdere ma si deve coltivare e come tutti i vizi per prima cosa deve produrre soddisfazione sennò che vizio è?, se poi rende ricchi e famosi tanto meglio!

Con questa storia di vita da scrittore, cari amici di Letterando, noi vi diamo appuntamento al prossimo mercoledì, Alto scrittore, altra avventura. Buona settimana a tutti

Grazie Enrico per averci parlato di te e davvero tanti auguri per tutto.

Lezione N. 2: chi ha paura dell’editoria?

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di Monica Bauletti

“Più mi addentro nel mondo dell’editoria e meno ne capisco” questo mi ha detto oggi la mia amica Antonia Serranò che, sfondata la porta dell’editoria, dopo aver pubblicato il suo romanzo “L’undicesimo maestro” con contratto editoriale regolare e non a pagamento, era convinta di essere ufficialmente entrata nel modo della letteratura, editata ed edita.

 

A me è venuta in mente un’altra citazione invece: “Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate”.

 

E questa è la lezione n. 2

 

Se chi di voi è convinto che la fatica più grande sia dare forma all’idea che si porta dentro, riuscire a raccontare la storia che tanto preme, resterà subito deluso. La strada è tutta in salita.

 

Un autore serio che tiene a far bella figura e vuole scrivere un testo di qualità, dopo aver messo la parola

F I N E  al suo romanzo deve cominciare a lavorare davvero. Le fasi sono le seguenti:

  • La revisione e correzione delle bozze. Bisogna leggere, rileggere e ancora leggere. Ma non per lodarsi e pensare “ma come sono brava! Ma come sono stata bravo! Ma sono stata/o proprio io a scrivere queste meravigliose righe?” No, bisogna tirare fuori tutta la cattiveria e diventare il nostro peggior lettore.
  • La caccia alla casa editrice. Allora ti attacchi a internet e trovi tutti gli indirizzi possibili, ascolti i discorsi di altri colleghi aspiranti scrittori ti confronti e poi cominci a mandare il file a tutti, stai tranquilla nessuno te lo ruberà. Rompi i cosi che non si dicono a tutti perché ti leggano e ti prepari ai rifiuti. Non tutti ti diranno che non sono interessati e nessuno ti dirà perché non va e non è interessato, per lo meno non ti dirà il motivo vero.
  • Anche con le agenzie si può provare, ma si evolve tutto e quelle agenziaEche leggevano e non chiedevano soldi hanno scoperto che si guadagna anche solo a leggere e ora cominciano a chiederti soldi anche per valutare se gli interessa o meno il tuo romanzo così ti trovi a spendere soldi per sentirti dire che non lo vogliono. Però! Ti mandano al quel paese e ti fanno anche pagare. L’Italia moderna è anche questo.
  • Un’altra cosa che si può e si deve fare è partecipare ai concorsi, concorsi e ancora concorsi.
  • L’insidia peggiore è la casa editrice a pagamento. Vi diranno: “il tale autore ha pagato per pubblicare il suo libro”, e i nomi ti faranno raggelare uno che ha impressionato me è il nome di Moravia, sì, Moravia si è auto-pubblicato. Altri tempi, altre epoche, altra mentalità cari miei. Voi penserete: be, se si è pubblicato lui chi sono io per pretendere che mi pubblichino senza pagare?” io vi chiedo: “Chi pensate di essere per forzare la selezione e imporre la vostra opera pagando una “tipografia” perché riversi centinaia di vostri libri sugli scaffali?”. L’EPA non è ben vista da nessuno, non piace ai critici letterari e non vi faranno mai nessuna recensione. Sarete visti da tutti gli addetti ai lavori come il tifo murino. Vi sentirete degli intrusi e degli abusivi in ogni ambiente. L’editoria a pagamento è sconsigliata, è controproducente.
  • Invece il selfpublishing è tollerato da tutti, anzi le CE spesso tengono d’occhio le classifiche perché potrebbero trovare proprio lì l’opera dell’anno il futuro premio bancarella.

 

Questi sono alcuni dei passi che uno scrittore esordiente deve fare.

Inutile dire che se siete già famosi, non so, magari per degli inchini fatti e che hanno causato disastri ambientali e altri drammi ben più gravi, i punti elencati non valgono, è ovvio! Siete già famosi e contesi, potete pubblicare il vostro libro saltando la fila e beccandovi subito una laurea a honorem e una cattedra all’università, ma questa è un’altra storia. Noi, restiamo sul consueto, sulle regole giuste o ingiuste, fate voi.

Con questa prima parte di lezione che ha la presunzione di volervi illuminare la via verso il successo editoriale, non abbiamo spiegato ancora le perplessità della nostra Amica Antonia, ma ci arriveremo presto, la strana per la consapevolezza è ancora lunga.

La seconda lezione finisce qua.

La prossima puntata parleremo d’altro.

Chi ha esperienze da condividere lasci un commento.