Ciao e benvenuta sul blog di Letterando, per prima cosa una curiosità, come ci hai conosciuto e perché hai scelto noi?
Seguo la vostra pagina facebook e circa due anni fa avete già pubblicizzato il mio primo saggio. Felice del risultato, sono rimasta sempre con voi ed ora è giunta l’ora di parlarvi del mio secondo libro.
Presentati ai nostri lettori, chi è Jenny Rizzo e cosa fai quando smetti gli abiti di scrittrice?
Mi chiamo Jenny, Jenny Rizzo. Giurista per titolo, criminologa per passione, scrittrice per diletto. Il contatto col mondo carcerario, dovuto al mio lavoro, ha sviluppato in me la volontà di voler portare fuori da quelle mura grigie e immense, la voce del detenuto. Che non necessariamente chiede pietà o perdono. Il mio fine è quello di rendere partecipe la società di un aspetto che è intrinseco alla nostra vita di tutti i giorni: la criminalità. Il detenuto che vive all’interno di una cella di qualche metro quadrato un giorno potrà essere il nostro vicino di casa. Quindi, perché non iniziare a prendere coscienza di un mondo che esiste, nonostante lo si voglia tenere lontano…? Eccomi. Sono qui per questo. Per raccontarvi il bello e il brutto della vita carceraria. Lo faccio con occhi a volte innamorati, a volte impietositi, a volte pieni di lacrime. Lo faccio anche con rabbia, verso un mondo cocciuto e ottuso che non vuole capire che investire in progetti di reinserimento sociale per detenuti, significa investire sulla certezza e sicurezza dei cittadini fuori da quel mondo. Voglio che tutti capiscano che io non aiuto il rapinatore o lo spacciatore ad avere una vita migliore dentro. Aiuto me stessa, e tutti noi, ad avere una vita migliore fuori. Ma la mia voce, da sola, è una goccia nell’oceano.
Come è avvenuto l’incontro con la scrittura? È stato un processo lineare, una scoperta recente o è stata una passione accantonata e poi recuperata?
Una passione riaffiorata, facendo di necessità virtù. Rimasta senza uno straccio di soldo, mi sono reinventata un mestiere, partendo da quello che già sapevo fare. Ho unito, quindi, il mio essere criminologa e la mia conoscenza del mondo “carcere”, alla passione per la scrittura. Da qui nasce la volontà di diventare una vera scrittrice.
Quanti libri hai scritto e quale genere tratti?
I miei due libri “Oltre il pensiero delle sbarre” e “Concorso di colpe” sono dei saggi che raccontano il mondo del carcere attraverso gli occhi di chi lo ha vissuto o lo vive tutt’ora: detenuti, ex detenuti, familiari, operatori penitenziari… sto già preparando il terzo.
Ci parli dei tuoi romanzi? (genesi, breve sinossi di un paio di righe e messaggio che volevi dare)
Come dicevo poc’anzi, il mio fine è quello di sviluppare una coscienza sul mondo carcere nel lettore, portandolo a riflettere sul servizio offerto, sulle mancanze, sui risultati di una pena detentiva che dovrebbe volgere alla rieducazione. Il tutto attraverso storie e racconti di detenuti che ho in prima persona conosciuto. Le storie sono a volte alleggerite, a volte marcatamente intense. I nomi dei protagonisti sono tutti fittizi, per non arrecare danni al loro percorso, positivo o negativo che sia. Molte storie riguardano bambini: figli di donne detenute, madri ingrate che hanno il diritto di vivere coi propri figli, anche se in una cella; figli di padri un po’ sprovveduti, che vivono fuori, con i nonni o con la sola madre, in attesa che il padre torni a casa da un lungo viaggio di lavoro; ragazzini costretti a vivere la criminalità sulla loro pelle, perché quello gli viene insegnato… Altre storie poi raccontano di madri che si rendono conto di arrecare un danno irreparabile al proprio figlio, ma non hanno gli strumenti per poter fare altro se non rubare. Poi ci sono gli strafottenti e i superbi, che passano la vita a rubare e spacciare, come se quella fosse la loro unica capacità. Le storie si intersecano, dalle più leggere alle più inascoltabili perché quel pugno nello stomaco nel sentire certi racconti, lo senti forte, troppo.
Tu sei un’esordiente e spesso molti tuoi colleghi ricorrono all’auto-pubblicazione, tu cosa ne pensi, meglio avere alle spalle una casa editrice o chi fa da sé fa per tre? Com’è stata la tua esperienza in proposito?
Auto-pubblicazione, per scelta. Purtroppo fino ad ora le case editrici mi hanno tutte chiesto soldi per pubblicare, quindi preferisco fare da me. Certo, una casa editrice che curi marketing e circolazione dei libri sarebbe utile. Non demordo, continuo a scrivere e cercare.
Progetti futuri?
Il terzo saggio nel cassetto… e magari il mio primo romanzo 😉
Grazie per essere stata dei nostri e a presto!!!
Potete acquistare il libro di Jenny direttamente su Amazon, basta cliccare il seguente link
se invece volete seguirla su Facebook ecco dove trovarla
https://www.facebook.com/pages/Concorso-di-Colpe/1585298408420225