“Sarà capitato anche a voi ♫
di avere una musica in testa, ♫ ♪
sentire una specie di orchestra ♫ ♪
suonare suonare suonare suonare, zum zum zum zum zum zum zum zum zum”♫♫♫
Cantava così Mina nel lontano 1967. Caspita!, ero “piccola, piccola, piccola così…”. Va be’, questa è un’altra canzone, non divaghiamo.
Quello che mi frulla per la testa non è una musica e non c’è un’orchestra che suona.
Non so se “sarà capitato anche a voi” di avere un’idea che ribolle dentro e che deve uscire. Deve in qualche modo liberarsi, ma è come se non trovasse la via, è come se ci fosse un ingorgo e la gola soffoca, la mascella si inchioda e una pressione spinge nelle orecchie perché qualcosa preme per uscire.
Viene da pensare che la viabilità interna sia mal organizzata. Potrebbe mancare la segnaletica, non c’è il divieto di accesso e la freccia direzionale.
Già!, le orecchie sono a senso unico, i suoni entrano non escono. Le orecchie sono il nostro ingresso audio. Le idee possono disporre di altre vie per uscire, attraverso la bocca, per esempio. Le mani sanno dare voce a idee immortali. Anche il corpo è espressione del mondo interiore, per non parlare degli occhi!, si dice o no che siano lo specchio dell’anima? Anche gli occhi sanno dire.
Va be’, però con tutte queste vie di uscita voler passare dall’unica impraticabile è tipico di chi deve fare le cose ‘contro’ a tutti i costi. O forse sono le idee che si ribellano?
Con tutte le banalità e ovvietà che si sentono in giro, i discorsi ‘piacioni’ recitati ad arte per incantare ora uno ora l’altro o, peggio, per abbindolare le platee di creduloni speranzosi è possibile che le idee cerchino una via d’uscita senza filtri e senza condizionamenti, allora sperimentano percorsi vergini e incontaminati.
Sì, questa ipotesi è plausibile, se non altro per l’originalità e l’inverosimiglianza.
Allora se un’idea che fa “, zum zum zum zum zum zum zum zum zum”♫♫♫ è così audace, ribelle e irrispettosa della regole, quanto potrà mai essere concepibile?
Al momento sembra più che altro irrealizzabile tant’è che mi trovo inguaiata ed è qui che arriva il blocco dello scrittore perché ho tre personaggi che mi guardano speranzosi e aspettano di esprimersi. Mi seguono insistenti e io non so come aiutarli:
– C’è una donna non più giovane che sta vivendo momento difficile della vita e vuole potersi sfogare.
– C’è un ragazzo/giovane-uomo che fa un lavoro pericoloso e si trova a dover gestire un dolore atroce. Il lavoro che gli piace moltissimo gli ha prima permesso di incontrare la donna della sua vita e poi gliel’ha tolta.
– C’è un ragazzino adolescente traumatizzato da una tragedia famigliare.
Che cosa avranno in comune questi tre personaggi Dio solo lo sa! Sono lì che mi guardano supplichevoli con i loro volti tristi e speranzosi che si ergono su un corpo invisibile come ectoplasma.
Questi “tre personaggi in cerca di autore” mi aleggiano intorno come palloncini un po’ sgonfi che l’atmosfera preme giù e l’elio non ha abbastanza forza per opporre resistenza e farli volar via, insomma sono un po’ sgonfi. Loro?
No, non sono loro a essere sgonfi. Quando ciò accade è l’autore a essere sgonfio.
Tanti sono i consigli per superare il “blocco”, tutti buoni e validi allo stesso modo. Proviamoli e troveremo prima o poi quello che funziona. Di una cosa però sono certa, la creatività non si doma. Si può usare la frusta e tirare le redini quanto si vuole, ma a incanalarla per esercitare il controllo e guidare, il risultato sarà pessimo.
La creatività ha bisogno di libertà, deve poter volare otre e lontano da tutto, il minimo attrito può compromettere il risultato, contaminare l’effetto e il prodotto rischia di diventare tossico.